Sembra esserci più interesse per Burian, la nuova temibile perturbazione che investirà anche l’Irpinia, che per la campagna elettorale. Quest’ultima verso un finale mesto, il maltempo e gli ultimi appelli dei candidati si sovrapporranno a cominciare da domenica. Salvo sorprese, scordiamoci pure grandi convention con i big della politica. Ci si ritroverà in piccole stanze, sempre che gli aspiranti parlamentari riescano a raggiungerli attraverso alberi che invadono la carreggiata o addirittura tra strade innevate. E sempre che i potenziali elettori abbiano voglia di allontanarsi dalla combinazione divano-caminetto per andare ad ascoltare i proclami della politica.
C’è un po’ di delusione per la piega che ha preso la campagna elettorale, perché tutto sommato era cominciata benino. La presentazione dei nomi al circolo della stampa, le iniziative con un aspirante premier come Luigi Di Maio ad Avellino. La proiezione del film su De Mita, appuntamento al cinema che si è trasformato, di fatto, in un summit politico. Le eleganti convention negli hotel arianesi del centrodestra e l’attivismo di Potere al Popolo che pure ha collezionato vari momenti di interesse.
Tolte queste istantanee, la politica si è rifugiata nei lidi sicuri dei ristorantini e dei centri di partito. Ha parlato a se stessa principalmente. Ai militanti e ai simpatizzanti, che grosso modo avrebbero comunque dato il proprio voto al simbolo di riferimento. Spesso si è rivolta alle platee senza gioia, trasporto. Soprattutto, per i più, senza fantasia. E fatta qualche eccezione messa in piedi da riferimenti locali, lontana da cornici festose o accattivanti. Al limite, con le persone che indossavano i piumini per il freddo. Tutto immortalato rigorosamente sui profili e sulle pagine dei vari candidati, alcuni costretti dalla composizione dei collegi a girare in auto dal Sannio orientale alla provincia di Salerno, più per farsi conoscere che per farsi sentire. Senza gioia e fantasia, dicevamo. Probabilmente è questa stessa porzione di Sud ad esser grigia e cupa e non possiamo certo aspettarci miracoli dalla politica.
Ed è anche l’inverno, si osserverà. Le amministrative delle belle stagioni, con i palchi in piazza, hanno il più delle volte altro fascino e ben altra partecipazione. Ma è pur vero che un luogo socialmente ed economicamente depresso come l’Irpinia, ad alto rischio astensione-depressione-fuga, avrebbe avuto bisogno di uno sforzo in più da parte di partiti e candidati. Anche su idee e programmi nulla di particolarmente rivoluzionario. Magari una proposta provocatoria, pure impopolare. Poco o niente. Tutti a dire “turismo e agricoltura” ma senza minimamente specificare gli approcci. E solite banalità come “le nostre eccellenze“. Ci aspettavamo troppo? Volevamo l’impossibile? Anche questo è molto probabile.