Da qualche tempo meditavamo sull’opportunità o meno di congedarci ufficialmente. Un po’ perché restii a chiudere un’avventura professionale e umana così bella, un po’ perché in fondo il pubblico più attento avrà compreso autonomamente lo stato delle cose. Ma era giusto salutarvi e allora eccoci!
IrpiniaPost per il momento si ferma, termina la sua corsa. Lo fa a 9 anni dalla sua nascita, lo fa perché è giunta l’ora di prendersi una pausa di riflessione per comprendere se e come conciliare nuovi impegni. Lo fa perché chi ha animato questa testata ha dovuto fare troppe volte passi indietro o rinunce, mettere sul piatto della bilancia passione e futuro, sogni e concretezza. Gli anni però passano e impongono oggi scelte diverse, priorità diverse, fino a non riuscire più a dedicare alla nostra creatura l’attenzione, il tempo e la cura che merita e che meritate voi lettori.
IrpiniaPost è stata una scommessa vinta, seppure a tempo. Ce ne ha dato prova la consapevolezza di essere stati a lunghi tratti fastidiosi, spigolosi e, quindi, attaccati, criticati e osteggiati.
Ne abbiamo avuto prova quando abbiamo visto il nome e il lavoro della nostra testata citato in uno dei libri dell’ex ministro ed economista Fabrizio Barca, il padre di quella Strategia Aree interne (il Progetto pilota per noi altirpini), alla quale abbiamo a lungo riservato le nostre energie migliori. Una gratificazione più grande neppure l’avremmo potuta immaginare.
Ce ne ha dato conferma l’affetto di tutti voi: mai avremmo sperato di riuscire, raccontando una realtà piccola come quella dell’Alta Irpinia, ad avere uno scambio costante e continuo con così tante persone. Ogni vostra interazione sulla pagina social, ogni articolo diventato occasione di discussione, per noi sono stati preziosi e motivo di stimolo.
E ci hanno portato a spingerci sempre oltre, ad avere un approccio nuovo ai temi, a indossare le lenti della curiosità e a sperimentare. Come quando nel 2020 abbiamo prodotto insieme all’associazione La Prediletta il documentario “Vista da Campo Bergamo” (disponibile su YouTube per chi non l’avesse ancora visto e ospitato dal Festival del cinema Laceno d’oro): un lavoro corale e soprattutto modo diverso per raccontare la ricostruzione e ricordare il terremoto dell’Irpinia a 40 anni da quell’evento.
Non facciamo bilanci. In attesa di capire se, come e quando riprendere il cammino, è il tempo di dirvi grazie. Di dire grazie ai tanti che ci hanno chiuso porte e reso più impermeabili alla fatica, a chi ha contribuito associando la sua firma alla nostra testata. Grazie agli amici che ci hanno sostenuto, qualcuno purtroppo ci ha lasciati prematuramente. E un grazie a noi (Giulio, Paola e Andrea) per esserci stati sempre, dal primo all’ultimo giorno.