La prima cosa che si nota una volta arrivati alla piantagione di canapa di Volturara Irpinia è la scritta “vagliù non ze fuma”. Questo per sgombrare il campo da ogni dubbio. Oggi è il giorno della raccolta sulla piana. Un ettaro di terreno che produce semi e paglia dalla pianta di canapa sativa. Destinati ad aziende di trasformazione per cosmetica, edilizia, birra e altro. Aziende di trasformazione che purtroppo non esistono sul territorio irpino. Una piccola economia quella della piana del Dragone, che potrebbe crescere molto. Sabato mattina sono arrivati curiosi e potenziali “coltivatori” da tutta la provincia e anche da Benevento. Per osservare da vicino un piccolo esempio di coltivazione. Legale, contenuto di thc 0,2. Il campo è poco prima del paese, sulla strada principale che porta in centro. “Vendiamo i semi anche a un caseificio della zona”, spiega Valerio, uno dei gestori. Gli usi possibili di questa pianta sono tantissimi. “Addirittura – ci dicono quelli dell’associazione Canapirpina – potrebbe essere utilizzata per bonificare le sponde dei fiumi, magari quelle dell’Ofanto. La canapa riesce a ripulire il terreno”. Certo non da metalli pesanti, ma comunque sarebbe un utilizzo interessante.
Arriva Carlo Sibilia, parlamentare del Movimento Cinque Stelle. E allora la passeggiata, mentre le macchine iniziano a lavorare, diventa il momento per cercare un appoggio istituzionale. “Un’economia è possibile. Potremmo creare un’eccellenza della canapa in Irpinia. Perché no?”, dice Sibilia. In effetti gli ostacoli non sembrano essere molti. Dal punto di vista economico occorrerebbe un impianto di trasformazione in loco per fare il salto di qualità. Il costo maggiore sarebbe quello dei laboratori, un paio di milioni di euro. Troppi? Ma con un consorzio di coltivatori e allargando le piantagioni sarebbe possibile. “Al momento – fanno sapere sempre dall’associazione – vendiamo a un’azienda di Nocera. Il guadagno c’è, considerato che produciamo solo semi e paglia. Ma se nascessero più coltivazioni, e i giovani interessati ci sono, ognuno potrebbe specializzarsi su una parte della pianta. E magari un buon impianto potrebbe creare posti di lavoro”. Sibilia concorda: “Molti mercati qui sono saturi, potremmo davvero puntare anche su questo. Da lunedì inizieremo a lavorarci in Commissione Agricoltura in Regione Campania”. Una coltivazione come un’altra. “Ma bisogna anche superare la diffidenza culturale”, aggiunge il deputato pentastellato.
Dal punto di vista legale gli ostacoli non sono insormontabili. “Non servono particolari autorizzazioni. All’inizio – spiega Valerio – devi compilare dei moduli. L’importante è comunicare sempre al Ministero dell’Interno”. E in effetti i carabinieri passano, si fermano e osservano tranquillamente. “Ogni tanto i controlli sono inevitabili, anzi doverosi”, dice un altro dell’associazione. “Così come i livelli di thc devono sempre essere comunicati”.
“Si potrebbe puntare a un protocollo d’intesa, dovremmo riuscire a convincere le Istituzioni come la Provincia e la Regione che questa è economia, che sono possibili posti di lavoro”, dichiara Sibilia. Per adesso una piccola economia che può far campare una-due persone all’anno senza troppo lavoro. Il campo di Volturara cresce infatti spontaneo, come quelli di mezzo mondo. L’associazione è attiva da quest’anno ma ha intenzione di lavorare bene. E soprattutto di sensibilizzare l’opinione pubblica. Meno pregiudizi, questa è una coltivazione come altre.