Raffaella Maiullo, candidata alla carica di consigliera con la lista civica “Il campanile – Antonio Manzi Sindaco”, è una delle giovani che si propongono alla sfida elettorale in Irpinia. Storie di chi è tornata.
Raffaella, dopo gli studi a Firenze ritorni al tuo paese di origine e decidi di candidarti. Come nasce questa scelta?
Come dicevano i PGR in cronaca montana, non c’è lama che possa recidere la languida catena, generazione su generazione. La mia è una sorta di fedeltà a oltranza a questo paese e a questo paesaggio interno. I piccoli paesi delle zone centrali sono fortemente a rischio e questo non riguarda solo lo spopolamento ma lo scoramento generale della popolazione che sta perdendo la forza e la speranza. La stessa gente che su queste due caratteristiche ha edificato un’intera esistenza votata al lavoro e al sacrificio.
Cosa pensi dell’attuale situazione politica nazionale?
La cosa che temo di più è che l’autorità mediante il consenso della maggioranza lasci le maggioranze stesse libere di vessare le minoranze. Quando mi sono iscritta all’Università ho scelto proprio Scienze Politiche perché per me era fondamentale comprendere e studiare come determinate dinamiche partitiche avevano avuto luogo. In quel periodo ho compreso una cosa molto importante e cioè che dare rilevanza alla politica locale prima ancora che a quella nazionale rappresentava un punto di svolta per una scelta ancora più consapevole. Sentirsi Carifano, Fiorentino, Veneziano, Genovese prima ancora che sentirsi Italiano offre la possibilità di non sentirsi un burattino nel mezzo di palcoscenico mostruoso.
Uno dei maggiori problemi in Irpinia è lo spopolamento: quali sono le tue idee e proposte in merito?
Una delle domande che più spesso mi hanno posto in questi mesi è “perché sei tornata qui?”. Rispondo quasi sempre dicendo che era ora di tornare a casa ma ovviamente questo non può bastare e non è sufficiente che torni una persona per ripopolare l’Irpinia. In zona esistono movimenti come quello di “io voglio restare in Irpinia” che si battono da anni per salvaguardare i paesi delle aree interne come forma di resistenza. Io penso che sia prioritario intensificare le vie di comunicazione sia sotto il punto di vista delle infrastrutture fisiche (poiché spesso i paesi sono molto distanti l’uno dall’altro) sia sotto il punto di vista delle infrastrutture morali che consentano di abitare il territorio senza sentire la mancanza di qualcosa.
Il tema del lavoro dovrebbe essere centrale in Italia, eppure anche a sinistra si fa fatica ad affrontarlo: in un certo senso è possibile, secondo te, ripartire dalle piccole realtà?
Il qualcosa di cui parlavo spesso è proprio il lavoro. Carife, come altri paesi vicini, si è spopolata negli anni anche a causa della carenza di lavoro e di opportunità specie per i più giovani. Io credo che i paesi e le piccole realtà abbiano un grandissimo potenziale da sfruttare. In quest’epoca definita anche glocal, le piccole realtà dovrebbero rappresentare gli avamposti della sperimentazione sociale, questo è un terreno vergine dove la sperimentazione dovrebbe diventare la parola d’ordine. Conosco giovani che lavorano per aziende italiane e non, che vivono a Bali, Madrid e Toronto. Ora come ora molti lavori si svolgono quasi ed esclusivamente attraverso il computer quindi basta una buona connessione per fare a Carife quello che si può fare da una scrivania di un ufficio a Milano. Inoltre, qui si può sperimentare un ritorno all’artigianato, alle botteghe, ai mestieri antichi ormai abbandonati e che possono essere riqualificanti per il territorio. Insomma ci sono milioni di possibilità, basta scegliere!
Come valuti l’uso della comunicazione sui social di chi è al potere adesso? I nuovi mezzi stanno modificando molto la nostra percezione del reale?
La politica si serve sempre di più di questi mezzi per comunicare con il cittadino. Io stessa ne sto sfruttando le potenzialità in questa campagna elettorale per arrivare ad un pubblico più variegato. Tuttavia, questi nuovi mezzi rappresentano un potere fluido per usare un termine Baumaniano. La rete deve fungere da tramite tra cittadini e istituzioni e non deve essere usata per manipolare e allontanare dalla realtà. Credo anche che l’impiego di uno strumento tanto potente debba essere regolamentato a livello europeo. Sicuramente i nuovi strumenti di comunicazione hanno modificato radicalmente il modus operandi della politica e hanno a loro volta ristrutturato, in alcuni casi edificato alcuni assembramenti partitici. Il ruolo dei social rende notevolmente più complesso affrontare questioni di importanza nazionale, specie quando questi ultimi vengono sfruttati per dare corpo a campagne pro o contro questa o quella tendenza generando un disallineamento con la realtà.
Quali sarebbero le tue priorità in caso di vittoria alle elezioni?
Se Carife dovesse darmi la possibilità di essere eletta innanzi tutto proporrei di instaurare un cantiere di democrazia partecipata dove le decisioni non sono prese da alcuni ma da chiunque desideri prendere parte all’assemblea. Proprio per questo sfrutterei la rete per connettere e mettere in relazione Carife con il resto del mondo accettando consigli e input da ogni parte. Prioritaria per me è l’implementazione delle potenzialità del museo archeologico, di recente apertura: auspico divenga in breve tempo perno del turismo locale.
(Intervista di Domenico Carrara)