I parenti e gli amici di Paolo restano in lacrime e in attesa. In una lunga e straziante attesa di notizie da Zurigo sulle cause della morte del 19enne, trovato senza vita in un letto di una stazione di polizia in Svizzera. Soltanto i risultati dell’autopsia inizieranno a dare le prime risposte a una tragedia che ha sconvolto tutti. Verranno effettuati anche esami tossicologici sul corpo. Ci sono quindi delle indagini aperte oltre confine. Presto per formulare qualunque ipotesi. Ma in ogni caso, a Lioni e non solo, vogliono saperne di più.
Fino ad ora c’era stata la nota di un’associazione, Sportello dei Diritti, che aveva escluso interventi di terzi. Abbiamo contattato il suo presidente, Giovanni D’Agata.
Presidente, Lei ha diffuso ieri un comunicato. Come è entrato in contatto con le Autorità svizzere?
Personalmente ho un buon giro di conoscenze anche in Europa. Frutto del mio vecchio lavoro nelle forze dell’ordine e dell’impegno dell’associazione che presiedo.
Associazione che però non si occupa specificatamente di condizioni carcerarie o comunque di ambiti simili, giusto?
Noi ci occupiamo prevalentemente di abusi nel mondo dei farmaci, ma il raggio d’azione è abbastanza ampio. Attenzione però, è utile ricordare che il giovane di Lioni non è deceduto in carcere. E’ stato trovato morto in una stazione di Polizia.
Certo, ma in un caso o nell’altro come fa a formulare ipotesi così nette?
Ovviamente sarà l’autopsia a stabilire le cause esatte della morte. Io posso dire con cognizione che il corpo del ragazzo non presentava segni di percosse. Non c’erano elementi tali da far pensare a una colluttazione. E difficilmente poteva togliersi la vita in un luogo controllato. Non si tratta di difendere aprioristicamente nessuno. Quello che dico io non importa, gli esami diranno presto la verità.
A proposito, i tempi?
Sono veloci. Sicuramente già domattina verranno resi noti i primi esiti. In generale sento di poter escludere comportamenti anomali delle forze di polizia svizzere. Nel particolare, aspettiamo.