La Chiesa di Santa Felicita ha ottenuto il riconoscimento ufficiale da parte dell’Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi – Conza-Nusco-Bisaccia come Santuario Diocesano grazie all’impegno del Parroco di Rocca, del consigliere comunale Marco Santoli e dell’amministrazione di Rocca San Felice. Infatti lo scorso 8 settembre S.E. Mons. Pasquale Cascio ha firmato il documento con il quale si “Erige” la chiesa di Santa Felicita a “Santuario Diocesano”.
Il consigliere Marco Santoli dichiara: “è un impegno che ho preso in campagna elettorale, quello di valorizzare la chiesa e la contrada di Santa Felicita. Questo riconoscimento è solo il primo passo dell’impegno preso con i nostri elettori. Ringrazio pubblicamente S.E. Mons. Pasquale Cascio per l’importante riconoscimento che la nostra comunità insieme alla Parrochia ha ottenuto”.
La storia
La chiesa di Santa Felicita Martire, nella Valle d’ Ansanto, di Rocca S. Felice, è uno dei Santuari più antichi d’Irpinia. Anticamente nella Valle d’Ansanto, sorgeva un piccolo tempio dedicata alla dea Mefite. L’importanza di quel luogo era dovuta al fatto che esso era il Santuario Nazionale Irpino. Ossia, nel culto della dea Mefite nella Valle d’Ansanto, si riconoscevano le popolazioni di stirpe sannitica che popolavano l’Irpinia e che si distribuivano tra i cosiddetti coronimi di “Aeclanum”, “Compsa”, “Aquilonia”, “Boianum Hirpinorum”. Il culto della Dea Mefite dura ininterrotto per tutta l’antichità irpina ed irpino-romana. Felicita, cristiana visse nel II secolo e conobbe il martirio sul finire dell’impero di Antonio Pio (138-161 d.c.) insieme con i suoi sette figli: Gennaro, Felice, Filippo, Silvano, Alessandro, Vitale e Marziale.
La “forza” e la fama di Santa Felicita pongono fine al culto idolatrino della dea Mefite e, impiantando il Cristianesimo, dona ai nuovi convertiti un luogo di culto che soppianta l’antico.
A partire dal XIII secolo, con l’occupazione angioina del Regno di Napoli, il luogo indicato come “S. Felicita” inizia a comparire in documenti ufficiali. La Valle è inclusa nell’ambito della Terra di Rocca, così che da luogo di incontro delle genti irpine, diventa una semplice cappella a servizio di una comunità. E’ uno degli effetti perversi della parcellizzazione capillare del territorio operata dal feudalesimo. Ma le frontiere non fermano la fede, per fortuna e il Santuario è frequentato da tutte le genti dei paesi limitrofi.