“L’utopia è come l’orizzonte. Cammino due passi e si allontana di due passi. Cammino dieci passi e si allontana di dieci passi. L’orizzonte è irraggiungibile. E allora a cosa serve l’utopia? A questo, serve per continuare a camminare“.
La celebre citazione di Eduardo Galeano ben si adatta, ahinoi, alle ultime vicende del progetto pilota dell’Alta Irpinia. Una comunità in attesa di un segno tangibile di speranza. Di una prima pietra, di un’apertura, di un posto di lavoro frutto del lavoro di politici, amministratori, tecnici, studiosi, architetti, paesaggisti, sociologi. E quando sembra che l’orizzonte sia vicino, parliamo delle seggiovie del Laceno, ecco che ci si allontana da questo orizzonte. Rispunta fuori il maxi-progetto di Confindustria. Che è suggestivo, stimolante, almeno nella filosofia di base (sulla fattibilità gli stessi architetti hanno posto qualche dubbio). Non si capisce chi farà cosa e a che titolo, si vedrà. Sicuramente spunta dalla consapevolezza che non si possa vivere di sola neve a pochi passi dal mare. Ma nel frattempo la prima pietra sulla seggiovia non c’è. E allora tutto, questo favoloso mondo disegnato e spiegato a Nusco, sembra anche un modo per alzare l’asticella della suggestione e della speranza.
A proposito di prime pietre e inaugurazioni. Innumerevoli quelle sui cantieri di una Lioni-Grottaminarda ancora in standby nonostante le rassicurazioni della Regione. Valeva proprio la pena mettersi a tagliar nastri senza la certezza della partenza dei cantieri, solo per dimostrare ai 5 Stelle quanto il Pd fosse bello e bravo? Spesso la politica sembra voler condurre future campagne elettorali non sui fatti ma sulle buone intenzioni.
Ma se si cambia prospettiva e si osserva l’associazionismo che intende “costruire di modelli dal basso“, non è che vada tanto meglio. Gli approcci appaiono gli stessi. Far sognare la gente, buttar fumo negli occhi, camminare verso l’orizzonte per il gusto di camminare. Solo così si spiega l’impegno che vedrà Irpinia e pezzi di Salernitano insieme per favorire la nascita di una “ferrovia contro lo spopolamento“, così viene chiamata l’ipotetica strada ferrata Calitri-Eboli, di cui francamente pochissimi sentivano e sentono il bisogno.
E vogliamo parlare della sindrome da annuncite cronica di cui soffrono tutti quei sindaci altirpini che sappiano mettere le mani su un social? Se avessero realizzato un quarto di quanto prodotto sulle bacheche, questa zona sarebbe una realtà da sogno. Con ambiente incontaminato, vigneti che manco la California di Sideways. Una silicon valley, villaggi per lo sport. Eventi notte e giorno. Poeti che scrivono poesie sulla roccia ecosostenibile da utilizzare per costruire le dimore per giovani coppie felici e pure dai biondi capelli. De Mita dice che i suoi colleghi sindaci si lamentano sempre? Sì, quando non sono impegnati a descrivere i loro borghi come i luoghi del benessere e della felicità…
Utopia, è utopia. Che ai protagonisti politici serve per continuare a far politica. E che agli altri protagonisti della cosiddetta società civile, e quasi sarebbe meglio una società incivile ma coi piedi per terra, serve a contestare la politica e atteggiamenti da buoni e da oppositori. L’importante è ritagliarsi il ruolo, a volte più importante delle stesse risorse finanziarie effettivamente erogate. È l’utopia dei nostri tempi, buona per stimolare l’appetito di tecnici e studiosi ma senza connessione con la realtà.
Come spiegare l’esigenza di pensare ad altre aree pilota quando quelle già previste non decollano? Come spiegare la lentezza sul turismo, prendi la ciclovia dell’acquedotto pugliese su cui si è persa ogni traccia? E i contratti di fiume e di lago che avrebbero dovuto risanare corsi d’acqua e argini e creare indotto dai corsi d’acqua?
I più smaliziati, conoscitori delle dinamiche di questi 5 anni, direbbero che tutto, in Alta Irpinia, sia fermo per guerre e guerriglie sempre presenti. Ed in parte è vero. La spaccatura tra centristi demitiani e anti-demitiani, la guerra dei Gal, nel Pd, la nascita della Lega. Il progetto pilota chiaramente. L’eolico. Tutto in pochi anni per aver prodotto al momento, oltre agli scontri, mera utopia. Il problema, e questo è ben più pericoloso, nasce quando i nuovi e presunti innocenti utilizzano gli stessi schemi. Quando si è in presenza del cadavere di utopia, per dirla alla De Andrè, che riesce a contaminare tutto e tutti. Perché i guerriglieri brutti e cattivi prima o poi finiscono, ma altri vengono fuori e spesso sono come i precursori. Tali e quali.