L’Asi perde i pezzi, fuori Avellino

Fuori dal Consorzio Asi. Il Comune di Avellino, attraverso una decisione presa in Giunta, in base a una norma che consente all’ente di Piazza del Popolo di sfilarsi qualora le partecipate chiudano in rosso tre bilanci consecutivi, lascia il consorzio che gestisce le aree industriali irpine.
Una scelta che vorrebbe mettere al riparo l’amministrazione rispetto ai 16 milioni di debito che l’Asi avrebbe accumulato.

Una scelta di non poco conto perché arriva a pochi giorni dall’elezione di Vincenzo Sirignano, frutto dell’accordo maturato in Consiglio regionale tra Petracca, D’Amelio e Alaia, e risultata indigesta a molti; una scelta che cade in una fase particolare per i consorzi industriali, oggetto di una riforma in corso di elaborazione da parte dell’assessore regionale alle Attività produttive Amedeo Lepore.

Ma soprattutto una scelta compiuta da un comune capoluogo che sul suo territorio ospita un’ampia fetta dell’area industriale più grande della provincia: Pianodardine.

Una decisione infine coincisa con la conferenza stampa di fine mandato di Giulio Belmonte. L’ex presidente Asi ha dichiarato: “Come è possibile uscire dal consorzio? L’Asi è un ente pubblico e non può fallire, al massimo si può dismettere il patrimonio”. E ancora: “Noi dovremmo sopravvivere vendendo capannoni e terreni, ma se non ricaviamo un euro come si può pensare di chiudere in attivo? Presto arriveranno anche 4-5 milioni di espropri da pagare quindi dico che non esiste un Padreterno, non esiste un presidente che tenga. Solo la Regione può intervenire”.

Della serie, se gli imprenditori non investono qui, i capannoni resteranno vuoti nonostante i cambi di Cda.

Belmonte ha anche analizzato la vicenda della sua mancata elezione definendola una pagina di brutta politica e sottolineando che la sua riconferma sarebbe stata una prorogatio in attesa della riforma. “Sono un ex Udc. Mi sono allontanato perché non ho condiviso gli ultimi percorsi – ha spiegato – Io mi sento libero, dormo tranquillo perché ho combattuto da solo contro tutti. C’era un conto da far pagare a me e e me l’hanno fatto pagare”.

Infine, il passaggio probabilmente più rilevante della conferenza stampa a proposito di piattaforma logistica. L’ex presidente ha infatti sottolineato di aver presentato un progetto preliminare e poi uno esecutivo a Napoli: da una parte c’era l’infrastruttura e dall’altra il Polo del freddo. “Se la Regione, all’epoca, avesse messo mano alla tasca avremmo avuto la Piattaforma – ha attaccato – Cinque imprenditori forti erano d’accordo. Si è preferito fare altro invece che parlare di sviluppo. Purtroppo non ho avuto mai uno spiraglio di apertura”.

Responsabilità in capo alla Giunta Caldoro, ma sembra di poter leggere tranquillamente tra le righe anche imputabili a chi qui in Irpinia ha negli ultimi anni ha sponsorizzato il modello patto per lo sviluppo riducendo il dibattito, e la programmazione che ne sarebbe dovuta nascere, a un tavolo.

IrpiniaPost

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