“10 mesi senza stipendi, non se ne può più. C’è chi ha dovuto mettere in vendita la casa”. Marco D’Acunto dalle 9 di questa mattina presidia l’ingresso della sede Asl di Avellino di via degli Imbimbo. Con lui alcuni dei lavoratori Aias che hanno montato una tenda e affisso striscioni. “Presto arriveranno anche i colleghi di Nusco e Calitri, anche loro senza stipendi da 10 mesi, nonostante continuino a lavorare. Sarà questo l’unico presidio, questa protesta è anche per loro”, ha detto il segretario generale Fp Cgil che, nei giorni scorsi, aveva preannunciato lo sciopero della fame iniziato oggi. “Buona parte di questi lavoratori hanno un solo reddito. Abbiamo deciso per lo sciopero della fame perché per alcuni di loro è diventato davvero difficile mangiare ogni giorno”.
Gli 80 lavoratori rimasti senza impiego e senza stipendio dopo la chiusura della sede di Avellino per l’assistenza agli spastici, chiedono almeno tre mensilità per far rientrare la protesta. Viceversa, fanno sapere, andranno avanti ad oltranza. “Tre mensilità che l’Ispettorato del Lavoro ha già messo a disposizione – spiega D’Acunto -. La Prefettura, e noi sosteniamo tale percorso, ci convocherà solo quando sarà terminata la riorganizzazione dei pazienti. Il Prefetto ci ha dimostrato la sua vicinanza, ma è l’Asl che deve dare l’ok”.
Riguardo i pazienti in cura presso il centro Aias chiuso, in attesa di sviluppi, i maggiorenni sono in trattamento a Solofra, i minori invece al centro Australia. “Alcuni sono stati dimessi perché ritenuti inappropriati all’assistenza Aias. E questo sarebbe un altro lungo capitolo sul quale discutere e fare chiarezza, perché il mio sospetto è che le lunghe liste d’attesa siano dovute anche a questo”, ha concluso D’Acunto.
I tempi per l’assegnazione dei pazienti ad altri centri si sono dimostrati più lunghi del previsto. Nell’attesa, molti di loro hanno sospeso le terapie, ma non perderanno la priorità, ha sottolineato D’Acunto.
Intanto la rabbia di alcuni dipendenti, o ex dipendenti Aias: “Non sappiamo nemmeno noi come definirci, sappiamo solo che bisogna attendere il ricorso al Tar” ha detto infatti uno di loro, come in tutti questi mesi continua a crescere e a farsi sentire “si è arrivati in un punto in cui si tende a mascherare tutto, a coprire con una patina i problemi dei quali non si vuole parlare. Siamo stati totalmente abbandonati dal nostro centro Aias, i quali commissari non ci hanno fatto sapere nulla. Non garantiamo la nostra assistenza, volutamente interrotta in quanto il progetto che c’era è rimasto campato in aria”.