Francesco Nicodemo ha presentato “Disinformazia” ad Avellino. Un libro sulla comunicazione odierna che ha modificato i suoi linguaggi anche e soprattutto grazie ai social network. L’autore, che è stato responsabile della comunicazione del Pd e membro del gruppo comunicativo di Palazzo Chigi, descrive la disinformazione in un universo che sembra invece informarci nei dettagli.
L’autore: “Questo libro è un atto d’amore verso la politica che seguo fin da ragazzino. Nasce da eventi che hanno sconvolto: la Brexit e l’elezione di Trump. Nasce da un dubbio: se questi risultati fossero stati davvero influenzati dalla disinformazione. Io penso sia una grande stronzata. È sbagliato perché è stato raccontato come alibi dalle classi dirigenti che non riuscivano a capire cosa stesse succedendo loro. Non esiste un altro processo di democratizzazione come quello avvenuto negli ultimi dieci anni grazie all’accesso all’informazione.
Noi oggi in Italia stiamo messi così: la TV non è quella di una volta, ha molte più funzioni, ma continua ad essere il primo mezzo con cui gli italiani hanno a che fare. Tuttavia la rete è aumentata del 100% negli ultimi dieci anni, mentre i giornali hanno perso il 25%. Il primo mezzo di informazione per gli italiani over 40 è il Tg che è il secondo invece per i più giovani che preferiscono attingere informazioni da Facebook. Questo evidenzia una forte spaccatura intergenerazionale.
La disinformazione esiste perché l’ambiente web é teoricamente libero, perché ognuno può dire e fare quello che vuole. In realtà è tutto tracciabile e prevedibile grazie a filtri informatici e ad un elemento tipicamente umano, l’omofilia, l’aggregazione con chi ci è più simpatico. Sui social le nostre opinioni vengono confrontate con quelle di chi la pensa come noi, quindi quello che viene costruito è un dialogo fittizio. Mentre il vero dialogo si costruisce su uno scambio di informazioni diverse. Altrimenti l’opinione di partenza si estremizza, si polarizza, perché viene solo ed unicamente confermata. Ciò che accade attualmente, ad esempio, sull’argomento migrazione.
Nicodemo sulle bufale: “Non partono da Facebook e Google, ma girano su Messenger, WhatsApp, nascono quindi da conversazioni private dove nessun controllo statale può intervenire. É dannoso attribuire a terzi la decisione su ciò che è vero è ciò che è falso. Bisogna far sì che le persone siano in grado personalmente di distinguere le notizie vere dalle bufale, per cui c’è bisogno di fornire loro strumenti utili. Strumenti che possono arrivare solo dalla politica”
Generoso Picone, direttore del Mattino di Avellino: “Trovo raccapricciante che si consideri il web il luogo dove attingere le notizie, poiché è difficile codificarle in modo corretto e verificarne la fonte. E quando non c’è controllo si cade nella disinformazione. Forse stiamo confondendo comunicazione con informazione, contatto tra le persone con informazione vera e propria, quella della verifica delle fonti. La notizia in rete diventa spesso post-verità. Il lavoro di Francesco può essere letto con occhiali diversi, tra cui quelli di chi fa informazione e cerca di ricostruire vicende attenendosi alla realtà dei fatti. Nicodemo ragiona molto sulla fase di transizione dei media che secondo lui non si è ancora conclusa, per cui i media vecchi convivono con i nuovi”.
Vittorio Ciarcia: “La società odierna discute in rete di qualsiasi tema, dall’amicizia all’impegno politico ed è fortemente condizionata dalla tecnologia. Il lato positivo è aver ridotto le distanze, mentre l’effetto negativo è la crisi generale di rappresentanza dei partiti ma anche il comportamento dei giovani, che spesso si fermano ai click, rispetto alla crisi dei poli intermedi. È necessario quindi dare delle risposte alla crisi sociale che si pone all’incrocio tra società on line e off line, facendo attenzione a distinguere conoscenza e informazione, nonostante il web sia un valido strumento. Il libro di Nicodemo ci aiuta ad individuare delle risposte pratiche da fornire a chi indebolisce il rapporto con le istituzioni. Una di queste è trovare un nuovo linguaggio per i giovani, per il loro rapporto con la politica e le istituzioni. La rete va utilizzata per promuovere iniziative e proposte della comunità. La sfida fondamentale è quella di essere consapevoli della forza delle bufale in rete e indebolirle con strumenti come questo libro e iniziative come quella di oggi”.