Le fabbriche di Nusco-Lioni. Presenze ingombranti e un presente da rafforzare

Venti lotti edificati su una superficie totale di poco più di un chilometro quadrato. Salendo da Avellino verso l’Alta Irpinia, l’area industriale di Nusco-Lioni-Sant’Angelo compare all’orizzonte già poco dopo l’uscita di Nusco, ma è quando la collina lascia posto alla valle dell’Ofanto, e la cupola del santuario di San Rocco spunta tra l’abitato omogeneo di Lioni, che la distesa di fabbriche diventa visibile nella sua interezza. Siamo a 42 km dal capoluogo e quindi dall’autostrada.

L’area industriale – ultima tra quelle nate nel dopo terremoto a essere fotografata dal nostro speciale – nacque grazie ai fondi della legge 219/81 in contrada Fiorentine, comune di Nusco, sebbene sia molto più vicina a Lioni. Quest’ultima solo a fine anni Novanta deliberò e ottenne l’ingresso nell’Asi con l’allora sindaco Rosetta D’Amelio. “L’area si affacciava su Lioni con tutto ciò che ne consegue sul piano ambientale – commenta – quindi ritenni opportuno che avessimo voce in capitolo”.

F1 – F2 – F3 inferiore e superiore. Sono i nomi con cui vengono indicati i quartieri di quella che è la più grande area Asi dell’Alta Irpinia. Partendo dalla F3, cioè il punto più alto, l’insediamento digrada lungo la collina tra ampi tornanti incrociando le “terrazze” su cui sono stati edificati i capannoni. Primi dieci lotti: c’è la Smada Elettromeccanica srl, qui dal 1989, una delle presenze più datate: si occupa di verniciatura industriale con una trentina di addetti. Di fronte, lo stabilimento della Ocevi Sud Costruction Machinery (OCM srl) insediatasi nel 2010: un centinaio di tute blu realizzano parti strutturali per macchine industriali e di movimento terra.

Qualche anno fa l’azienda aveva rischiato di chiudere, poi fu rilevata dal gruppo Cellino di Grugliasco (TO): oggi le difficoltà non mancano, l’allarme più recente risale allo scorso maggio quando per la perdita delle commesse Volvo si è parlato di riconversione e ricorso alla cassa integrazione. Accanto troviamo uno dei due lotti (l’altro è al livello inferiore della F3) assegnati alla Desmon e che un tempo erano appartenuti alla Toscana Tabacchi e alla Frigor Sud, entrambe fallite a inizi anni Novanta. A Nusco dal ’98 producendo frigoriferi, la Desmon è stata sul punto di chiudere e a inizio 2015 è passata alla Middleby Corporation Company aprendo a nuove opportunità per i suoi circa 70 dipendenti con la promessa di nuove assunzioni. Di questo primo blocco di aziende, funzionano anche la SAM Salumificio Meridionale spa: insediatasi nel ’91 oggi dà lavoro a circa settanta addetti; e la AND scarl che produce con soli 5 operai cisterne per l’ecologia.

And scarl

“Quando arrivammo la prima volta nel 2003 – spiega la titolare – qui c’era la Piacenza: aveva 75 dipendenti. Ricordo che al cambio turno la sera per uscire dall’area industriale si restava imbottigliati nel traffico, impiegavamo mezz’ora per imboccare l’Ofantina”. L’azienda lo scorso anno ha subìto un furto. In effetti nell’area industriale non c’è vigilanza se non attraverso telecamere: ci si affida a società private e un po’ tutti si sono attrezzati con custodi e addetti alla sicurezza interni. Anche l’illuminazione lascia a desiderare, così come la cura del verde pubblico.

Più in là è in corso la ritinteggiatura di un capannone: apparteneva alla Stylresine Sud, tre anni fa è stato assegnato alla Ecosystem, ma la nevicata del 2012 ne sfondò la copertura portando alla luce l’amianto contenuto e rendendo necessaria la bonifica. “Stiamo ultimando finalmente i lavori – spiega il titolare che incrociamo sul piazzale – e a breve dovremmo partire sperando di poter anche assumere”. Attualmente alla Ecosystem (che occupa anche un lotto nel “quartiere” F1) lavorano una trentina di persone, più alcune cooperative: si smaltiscono rifiuti.

Ecosystem

 

Di fianco sorgevano le Amiderie Italiane (foto sotto), gruppo Italgrani: una presenza spettrale e ingombrante, visibile a chilometri di distanza e protagonista a lungo delle cronache giudiziarie. “Sui silos contenenti amido sono spuntati gli alberi. Non sono mai stati completamente svuotati”, ci raccontano a denti stretti. Nel 2007, in piena emergenza rifiuti, si pensò di utilizzare questo spazio per lo stoccaggio delle ecoballe: non se ne fece nulla anche per la vicina presenza del salumificio. Di fronte ci sarebbe dovuta essere l’Irpinia Alimenti: doveva lavorare gli scarti di produzione delle Amiderie, ma non ha fatto in tempo a entrare in funzione. Fino al 2005 ha avuto un custode, ora sul sito dell’Asi il lotto è definito “libero edificato”.

 

“Edificato assegnato” è la dicitura scelta invece per lo spazio che sarebbe dovuto essere della Sgai. Vasi alle finestre dell’edificio che avrebbe dovuto accogliere il custode, ruggine e ferraglia abbandonata sul piazzale. A testimoniare che lì sarebbe dovuta partire un’attività di lavorazione delle patate non ci sono cartelli né insegne.

Al quartiere F2 i lotti sono solo 3. Si incontra per prima la Targetti Sankey spa, un tempo Esi Sud. L’azienda toscana ha in Irpinia una base produttiva con 45 addetti facendo ricorso alla cassa integrazione.

“Siamo in fitto di ramo d’azienda – ci spiegano ai cancelli – E’ dal 2006 che è in corso la procedura fallimentare”. Accanto c’è la ex MP: si producono batterie e nel 2014 lo stabilimento è in fitto alla Fib Sud srl. I dipendenti da 42 sono passati a 38 in contratto di solidarietà. L’ultimo lotto era della Dielve, nel 2003 cambiò denominazione diventando Sediver e dal dicembre 2006 fu incorporato dalla Seves. Circa 170 operai e impiegati producono isolatori in vetro per linee elettriche e apparecchiature.

Sirpress_ex Almec

La F1 è innanzitutto Sirpress, meglio conosciuta come ex Almec. Con l’arrivo di Valerio Gruppioni nel 2012 l’azienda è ritornata al centro di un progetto di creazione di un polo della pressofusione proprio a Nusco. Si sta lavorando alla costituzione di un consorzio di imprese con Sirpress capofila. Dalle attuali novanta tute blu si dovrebbe passare al coinvolgimento di trecento operai anche grazie all’utilizzo di fondi europei. Trattative molto riservate, si vocifera la presenza di un imprenditore bresciano; nei prossimi mesi il quadro dovrebbe apparire più chiaro.

Chi frequenta abitualmente l’area industriale intanto racconta di decine di cisterne ferme da mesi all’interno dei cancelli. Contengono liquidi, acqua di lavorazione da mandare ai depuratori; lo smaltimento procede a rilento e non mancano episodi di forature dovute anche all’azione di sole e pioggia. I liquidi finiscono nel terreno e da qui nei canali delle acque piovane.

Di fronte alla ex Almec troviamo la Rotostampa, a Nusco dal ’99 con la sua decina di addetti, e ancora la ex Rifometal: chiusa dopo la bocciatura a scrutinio segreto della proposta di fitto del ramo di azienda da parte di Deltacom. Ci sarebbe l’intenzione di farla rientrare nel polo della pressofusione di cui sopra. La Condor con circa venti lavoratori produce casseforme sul lotto che fu della IATO, perno della nuova Detroit che negli anni ’80 si pensò di poter impiantare in Alta Irpinia. Oggi a contrada Fiorentine la parola IATO suscita ancora timori per quei rifiuti tossici e metalli pesanti provenienti dal Nord che nel ‘99 la magistratura scoprì essere stati interrati sotto lo stabilimento.

A-Technology

Chiusa anche la A-Technology, azienda specializzata nella fornitura di vetroresina per Trenitalia e altre industrie tedesche: dava lavoro a una cinquantina di persone. A completare il quadro della F1 c’è la Vicenzi spa, prima azienda ad arrivare a Nusco. Erano gli anni ’80 e in Alta Irpinia Callisto Tanzi portava la Parlamat: fu accolto da proteste e blocchi. Dopo alterne vicende nel 2005 l’acquisizione da parte del gruppo Vicenzi che due anni dopo ipotizzò la chiusura e il trasferimento della produzione in Basilicata. Oggi ci lavorano una sessantina di dipendenti.

In totale l’area industriale dà lavoro a circa 740 persone: secondo le previsioni della legge 219/81 sarebbero dovute essere 1248. Molte, troppe in meno.

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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