A Sant’Andrea di Conza anche la luna ama il teatro. Ed è così che nella serata di mercoledì, nella notte che dava il benvenuto al Ferragosto, mentre sul palco della 42esima Rassegna teatrale andava in scena “Il mercante di Venezia”, un quasi plenilunio illuminava discreto attori e spettatori rendendo l’atmosfera ancora più suggestiva.
Omaggio a Giorgio Albertazzi nel secondo appuntamento della rassegna. Dopo il successo di pubblico della coppia Raoul Bova – Rocìo Muñoz Moralez, protagonista della serata è stata la penna geniale di William Shakespeare per la regia di Giancarlo Marinelli e un cast corposo e di ottimo livello, fatto di volti noti anche al piccolo schermo: uno straordinario Mariano Rigillo, una bravissima Romina Mondello, Ruben Rigillo, Francesco Maccarinelli. E ancora: la sorprendente Cristina Chinaglia, Francesca Valtorta, Antonio Rampino, Mauro Racanati, Simone Ciampi e Giulia Pellicciari.
Era stato proprio Albertazzi, scomparso tre anni fa, a portare a Sant’Andrea di Conza questo grande classico del teatro mondiale. “Vi ringraziamo per averci voluti anche in questa nuova edizione – ha detto il regista in apertura -. È una serata alla memoria del maestro, sebbene questa sia un’opera diversa che parte da quello straordinario successo di qualche anno fa. Siamo felici di ripartire da questo luogo che tanto ci ha dato e tanta fortuna ci ha portato, sperando possa essere viatico di nuovi successi per questa edizione”. Ennesima conferma, qualora ce ne fosse stato ancora bisogno, della qualità della rassegna teatrale santandreana, da oltre quattro decenni capace di portare il teatro con la T maiuscola a una platea sempre attenta proveniente da tante comunità altirpine.
Magistrale la performance di Mariano Rigillo nei panni dell’ebreo Shyloch: impeccabile per gestualità, voce, una interpretazione totale che ha restituito in toto la cifra attoriale dell’erede di Albertazzi. A lui il compito di salutare il pubblico a fine serata. “Questo spettacolo mi ha provocato grande emozione perché è legato al nome di Giorgio Albertazzi, e perché ho recitato finalmente in questo luogo intitolato al mio fraterno amico Bruno Cirino”, ha raccontato. In effetti il teatro a cavea è intitolato all’attore e regista che per primo lo calcò nel 1977. Poi l’appello agli organizzatori e al sindaco Pompeo D’Angola presente in platea: “Ho letto che lo chiamate Teatro Episcopo, per favore chiamatelo Teatro Episcopio Bruno Cirino”.