Oddio, sto per addormentarmi! L’ho pensato più volte poggiando la testa sul banchetto bianco mentre uno speaker con cadenza romana, attraverso il maxi schermo che per pochi istanti lo ha inquadrato, cantilenava le istruzioni per lo svolgimento della prova. Partenza alle 6.10 dall’Alta Irpinia, arrivo a Piazzale Tecchio due ore dopo. Il traffico del concorsone sulla tangenziale? Macché, i miei concorrenti avranno pernottato tutti in tenda davanti allo stadio San Paolo. Sono freschi e riposati. Io no, per me partenza comoda e ritardo mostruoso dovuto agli ingorghi per il rientro al lavoro dei posti fissi.
Quando varco il cancello della Mostra d’oltremare sono le 8.30, ma la festa all’interno ancora non è iniziata. 2 settembre, primo turno della prima giornata di preselettiva per il concorso della Regione Campania. Già così ci sarebbe da deprimersi, ci si mette anche la pioggia. Lenta, goccioline. Cade su tutti: il neo diplomato e il collezionatore di concorsi. La donna in dolce attesa e il giovanotto ormai pelato. L’ultracinquantenne che accompagna i figli e quello che ha scambiato l’evento per una puntata de L’eredità. La pioggia è ‘na livella. Guadagno la lunga coda del padiglione 5. Alla fine soltanto lì dentro saremo un migliaio. E ovviamente la fila del vicino è sempre più ve… veloce. Scappa a tutti la pipì e qualche brave heart si cimenta nello sport estremo della mattinata: oltrepassare la soglia dei bagni chimici. Orrore e dannazione.
Alle 10 sono seduta. Steward in pettorina fluo presidiano le colonne di banchi. La voce fuori campo ripete regole, procedure. Le ripete, le ri-ripete. Annuncia che dovrà ripeterle ancora. “Mi hanno chiesto di rispiegare come si appone il codice a barre“. Eh vabbè, ma se non capite non avete i requisiti minimi per la partecipazione al concorso, urlo dentro di me. Scorrono i minuti, passano le ore. Sento la concentrazione venir meno, l’ossigeno pure. Devono aver cosparso di spilli la mia sedia.
“Potete usare il fascicolo del test come minuta“, spiega quello. È un rosario. Le fotocopiatrici macinano fogli, domande, risposte multiple. Si inceppano. “Vergogna” e qualcos’altro di irripetibile, urla una gentil donzella intorno alle 12. Sento che stiamo tutti per cedere. È un test psicologico. Siamo cavie, ne sono sempre più certa. Del resto quei grossi condotti per l’aerazione sulle nostre teste sanno così tanto di laboratorio. Ci faranno esplodere il cervello: è la preselezione per la preselettiva che seleziona i selezionati per la selettiva. L’annuncio: “Si avvisano i signori passeggeri del volo…“. Oh no, ho le traveggole. Ascolto meglio: “Stiamo per distribuire i fogli per la lettura ottica“. Applauso in sala. Siamo atterrati, ecco lo dicevo che ero in aereo. I soliti italiani! Leggo le domande, prego di azzeccare le risposte. Inorridisco leggendo un quesito contenente due volte la parola parte nella stessa frase. Usate un sinonimo, perdio! Non vedo l’ora di finire. Va bene il posto fisso, ma voglio andare a casa e scrivere. Sì, a me piace scrivere, non annerire palline. Alle 14.10 sono fuori. Aria di libertà.