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Memorie dal cratere, testimonianze di generazioni: il sisma raccontato da Moscaritolo

Il 23 novembre 1980, alle 19.34, una scossa di terremoto di magnitudo 6.9 devastava l’Irpinia e buona parte dell’entroterra dell’Appennino Meridionale. Chi ha vissuto quel momento ricorda esattamente dove fosse a quell’ora e cosa stesse facendo, come capita con tutti i grandi eventi che, in qualche modo, segnano la storia di un popolo e modificano il “naturale” (se davvero può essere definito così) corso degli eventi.

Il prossimo autunno, dunque, saranno 40 esatti gli anni trascorsi dal quel giorno. Mentre siamo ancora qui a fare i conti con molte delle conseguenze, ci prepariamo a schivare l’ennesima valanga di vuota retorica che, spesso, gli anniversari a cifra tonda attirano a sé come calamite. Eppure, stavolta, il panorama editoriale potrebbe riservarci delle sorprese. Gabriele Moscaritolo, professore di storia, dottorato in Scienze Sociali e Statistiche e componente del direttivo dell’Associazione Italiana Storia Orale, è a lavoro sul suo ultimo progetto la cui uscita è appunto prevista in occasione di questo quarantennale: il libro Memorie dal cratere. Storia sociale del terremoto in Irpinia.

La più grande differenza di quest’opera dalla maggior parte delle pubblicazioni sul tema, è racchiusa in un’espressione del suo sottotitolo, in quella “storia sociale” che gli accademici conosco bene e che può, però, essere di grande interesse anche per un pubblico generalista, grazie alla possibilità di sentirsi direttamente coinvolto. «Noi spesso crediamo, erroneamente, che la storia che valga la pena raccontare e ricordare sia quella fatta di grandi nomi, date simboliche, eventi specifici, discorsi di personaggi importanti. Non è così – spiega Moscaritolo – La storia è fatta anche e soprattutto dalle persone ‘normali’, dagli accadimenti che segnano una comunità la quale ne porta con sé il ricordo attraverso il tempo».

“La storia siamo noi”, diceva De Gregori, e lo scopo di questo lavoro è proprio quello di “incrinare” la memoria nazionale dell’evento e restituire una visione più complessa e sfaccettata della questione: «Quando si parla di “Sisma dell’80” i riferimenti sono tutti riservati alla corruzione, agli scandali, alla malagestione della ricostruzione. Con questo libro non voglio certo negare tutto questo, ma voglio fornire qualcosa in più, un altro punto di vista».

Il libro è in corso di stampa e, per supportarne la realizzazione, Gabriele si è affidato alla piattaforma di crowdfunding produzionidalbasso.com (https://www.produzionidalbasso.com/project/memorie-dal-cratere-storia-sociale-del-terremoto-in-irpinia/) perché comporta un doppio vantaggio: «Consente a chi, come me, è un lavoratore precario, di affrontare la spesa di un progetto culturale e, allo stesso tempo, di raggiungere più facilmente quello che è un pubblico già potenzialmente interessato e predisposto all’acquisto. Il vantaggio per i sostenitori online è uno sconto sulle copie, che durerà anche dopo l’uscita ufficiale del testo, fino ad un anno a partire da oggi».

Chi può essere interessato ad un libro del genere? «Il mio scopo è raggiungere quante più persone possibili. Non mi rivolgo soltanto agli accademici, già indirizzati verso la storia orale e la ricerca sulle comunità che hanno subito gli effetti di catastrofi naturali, oppure a coloro che abitano il territorio di riferimento. Durante la stesura di tutti i miei contributi mi chiedo sempre “per chi sto scrivendo”? Ecco, in questo caso, davvero per tutti, anche perché ho usato un linguaggio accessibile e non un registro per i soli addetti ai lavori, proprio perché vorrei che in tanti scoprissero un nuovo aspetto di questa storia e un modo diverso di raccontarla».

Circa quaranta le testimonianze presenti nel libro, che si alternano alla documentazione ufficiale, ai resoconti e ai dati – «proprio come se fossero la spiegazione di questi ultimi, però dal punto di vista dei diretti interessati» – e che sono davvero eterogenee tra di loro: «Le voci che ho raccolto sono come quelle di un coro, accordate tra loro ma anche dissonanti. Ho cercato di essere davvero trasversale e ho coinvolto persone differenti sotto tanti punti di vista, come il ruolo ricoperto all’epoca dell’evento, ma anche l’appartenenza a diverse generazioni».

Perché, per quanto paradossale possa apparire, in alcune circostanze non è necessario essere presenti al momento dei fatti per averne memoria: «La storia sociale ci insegna proprio questo: quando un evento è così importante, e sconvolge così tanto la vita di una comunità, se ne ha memoria anche nei posteri, perché tutto quello che lo riguarda permea la collettività e viene tramandato attraverso le generazioni. Non c’è bisogno degli effetti visibili – che tra l’altro negli ultimi anni, per fortuna, vanno sempre più scomparendo – per essere portatori di un ricordo sull’evento e 40 anni sono un lasso di tempo decisamente significativo quando si parla di memoria collettiva e storia orale. Per questo motivo le testimonianze di chi non era ancora nato sono un valore aggiunto al lavoro: non tanto perché ne ha vissuto gli effetti sulla propria vita, ma perché è entrato di diritto a far parte del racconto e del patrimonio di ricordi della sua comunità di appartenenza».

Per tutti i ringraziamenti ufficiali Moscaritolo rimanda all’apposita sezione del libro, «ma sento di doverne di speciali alle persone che hanno accettato di fornirmi la loro testimonianza. Mi hanno fatto entrare nelle loro case, si sono lasciati registrare, a volte riprendere (il materiale è pubblicato e consultabile sull’Archivio Multimediale delle Memorie), e mi hanno affidato i loro ricordi e le loro emozioni».

Rosaria Carifano

Giornalista nonostante tutto, autrice per caso. Insegno danza e cerco cosa abbiano in comune un corvo e una scrivania.

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