Primo Piano

Milva, Herzog e Gesualdo

Addio a Milva. Ci ha lasciati ieri, all’età di 81 anni, un’artista insostituibile e completa. La “rossa” della musica italiana, carismatica e sofisticata, è stata anche un’indimenticabile attrice teatrale, musa prediletta di Giorgio Strehler con il quale ha instaurato un sodalizio trentennale. La sua fama superò presto i confini nazionali, facendo della Pantera di Goro un simbolo dell’Italia nel mondo. Paesi come Francia, Giappone, Corea del Sud, Spagna, Sudamerica, l’hanno follemente amata, ma ebbe soprattutto in Germania la sua seconda patria artistica. Infatti, quando a Werner Herzog venne commissionato dalla tv tedesca il docu-film “Gesualdo, death for five voices” sulla figura del principe madrigalista, non ebbe alcun dubbio per l’affidamento del ruolo di Maria D’Avalos.

È il 1995 quando parte il primo ciak, ma Milva aveva già familiarità con il personaggio, avendo interpretato vent’anni prima “Diario dell’assassinata”, atto unico per voce femminile composto da Gino Negri e ispirato alla vita e all’opera di Carlo Gesualdo. «Ero in Sicilia per dei concerti, Herzog mi ha chiamata a Gesualdo, in Irpinia, per le riprese», confidò la straordinaria interprete al quotidiano “La Repubblica” in un’intervista dell’epoca.

«Mi ha inseguita con la cinepresa mentre mi muovevo nelle stanze del palazzo reinterpretando alcuni brani dell’ opera di Negri. A un certo punto una voce fuori campo mi chiede perché stia cantando ed io rispondo “Sono la reincarnazione di Maria, appartengo a questi luoghi”. In realtà penso che nella visione di Herzog il mio personaggio rappresenti una specie di “pazza del paese” che si identifica con Maria anche nei costumi, e che lui ha voluto far rivivere accanto ai bambini e ai vecchi del luogo, tutti coinvolti nel film in costumi da angeli. Maria è un personaggio incandescente, appassionatissimo, di grande sensualità. A suo tempo, interpretandolo nell’ opera di Negri, pensavo che avesse tinte troppo forti, comunque lontane dal mio temperamento. Ma riascoltando i madrigali di Gesualdo, vocalmente terribili, mi sono resa conto che la vita di questa donna è come riverberata nelle pagine del marito».

Ed è così che l’Irpinia, emozionata in quei giorni in cui la ospitò come una guest star, la ricorderà sempre: immortale e talentuosa. E ci piace pensare che la sua anima non abbia mai lasciato il suo luogo d’elezione, il teatro, e che Milva condivida lo stesso destino che recita la sua Maria quando, nel film, Herzog le chiede io suo indirizzo: «Se giri intorno al grande lampadario della Scala, c’è un piccolo palco, nella seconda fila vicino alla colonna, tutto foderato di damasco rosso. Io vivo lì».

Rosaria Carifano

Giornalista nonostante tutto, autrice per caso. Insegno danza e cerco cosa abbiano in comune un corvo e una scrivania.

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