Dopo i lavori “Le nuvole del cielo terrone” del 2011 e “Se trovo lavoro ti sposo” del 2014, i Molotov d’Irpinia hanno presentato il loro terzo album, “Padrone e sotto”, al Giffoni Experience 2017. I ritmi della folk-rock e i testi in italiano e dialetto propongono, ancora una volta, temi di rilevanza sociale. Quello del nuovo album è spiegato attraverso due figure, quella del “padrone” che decide le sorti della società agendo per i propri interessi, e quella di chi sta “sotto” ed esegue gli ordini, per scelta o costrizione. Una denuncia che vuole descrivere l’attuale società. Uno sguardo attento alla situazione italiana e, come sempre, alle loro origini. All’Irpinia e, tra le altre cose, ad una delle sue ricchezze, il vino, al quale non manca certo il riferimento, soprattutto nell’ultimo disco.
Insieme ormai da anni, collezionando esperienze e successi, Antonio Modano, Piero Buccella, Giuseppe Capobianco, Giovanni Famiglietti, Andrea Saldutti, Pietro Giusto e Franco Zarrella, giovani protagonisti della scena musicale irpina, hanno così raccontato la loro esperienza alla kermesse dedicata al cinema e non solo. È la vostra prima esperienza al Giffoni? Cosa ha significato per voi e come si è svolta la presentazione del nuovo album?
Si. È la nostra primissima esperienza al Giffoni Film Festival dal vivo. In realtà qualche anno fa un nostro brano è stato utilizzato come colonna sonora di un film presentato al festival, ma dal vivo è la prima volta. Siamo onorati di essere stati invitati ad un festival internazionale che ospita star mondiali e nazionali, del mondo dello spettacolo in generale e della cultura. La stampa nazionale si è interessata al nuovo album ed al fenomeno Molotov d’Irpinia, sicché abbiamo avuto l’opportunità di parlare dell’ultimo disco e di tutto ciò che è Molotov d’Irpinia, spostandoci da un padiglione all’altro, incontrando radio, giornalisti, tv, durante tutta la giornata.
Il Giffoni è un festival dedicato soprattutto ai giovani. Anche voi siete giovanissimi, ma già molto conosciuti. Qual è l’importanza della “voce” giovanile nella nostra società?
I giovani sono la base della società. Hanno il potere e la forza di modificare il corso degli eventi. Di svecchiarli. Di farli funzionare meglio. Sempre ammesso che ragionino e vivano da giovani. Purtroppo si può essere già vecchi a vent’anni, a causa anche degli ambienti nei quali si è costretti a vivere. Sempre di vedute larghe.
Un messaggio importante quello che lanciate nel vostro nuovo album. Chi, secondo voi, può essere identificato nella nostra società nella figura del “padrone” e chi invece si trova “sotto” e, dunque, subisce?
Il “padrone” può essere identificato in tutti coloro che usano e sfruttano gli altri a proprio vantaggio, a proprio godimento. In colui che inventa stratagemmi e impone leggi per fruire di questa condizione. E ci riferiamo a tutti i settori. Il “sotto” è l’uomo che non ha ambizioni, che non sogna.
Il “padrone e sotto” in Irpinia, e più in generale nell’Italia meridionale, è anche un gioco. C’è un nesso, magari in questo caso divertente, tra il titolo ed esso?
Assolutamente si. Il titolo ha un significato sia nazionale che territoriale e nella sua sfaccettatura territoriale fa riferimento all’umiltà, il pilastro su cui costruiamo ogni cosa.