Questa volta a mettere a rischio altre decine posti di lavoro non c’è una semplice e drammatica volontà di delocalizzare. E non c’entrerebbe neanche la crisi. Questa volta è un capannone industriale che crea l’ennesima vertenza nelle fabbriche irpine. Ed è un bel paradosso in una zona, quella dell’industrializzazione post-terremoto, su cui sono dislocati decine di capannoni inutilizzati o dismessi. Parliamo del caso Ims-Bitron nell’area industriale di Morra De Sanctis. Sì, proprio la stessa area dove operano due splendide realtà da centinaia di posti di lavoro, come Ema e Altergon. Lo stesso sito produttivo dove “insistono le eccellenze”, per usare una terminologia molto in voga. Per quello che segue evitiamo invece di utilizzare espressioni abusate come “situazione kafkiana”: qui le questioni sono reali.
Come nasce il caso e cosa succede nella Morra Valley.
Succede che la Bitron è una delle tante aziende a insediarsi in Alta Irpinia con i fondi della 219. Nasce nel 1991, produce e dà lavoro. Lo fa fino al 2007, mese più mese meno. E’ qui che si chiude, male, una delle prime grandi vertenze della zona. Erano i tempi di Rifondazione comunista, delle tende davanti allo stabilimento per venti giorni e venti notti. Si chiude comunque.
Nel 2004 era subentrata in fitto di ramo d’azienda la Ims. Subentrata con soldi propri. Produce elettrodomestici. Il fitto dello spazio è di 16mila euro al mese. Bitron si impegna ad assicurare commesse per il 30% del fatturato Ims.
Va tutto bene fino al 2010-2013. Ims non paga. La causa del mancato pagamento non è la scarsa disponibilità economica ma i lavori la manutenzione che a detta dei vertici Ims non sarebbero stati effettuati. Ims sostiene pure che Bitron avesse portato al nord a poco a poco pure i macchinari.
E nel 2014 Ims, tramite il suo rappresentante, Antonio Di Bari, si mette alla ricerca di un altro capannone utile tra Morra e Lacedonia, accompagnato dal presidente dell’Asi Giulio Belmonte. Ma non ci sono capannoni che soddisfino le esigenze Ims. Qualcuno magari costa troppo, altri non sono appetibili sul fronte strutturale. Fatto sta che il problema riemerge adesso. Il 31 dicembre 2015 scade infatti il contratto di locazione dell’attuale stabilimento, locatario è sempre Bitron. Dopo aver saldato il 60% degli arretrati, ora Ims chiede una proroga di un anno al costo di 8mila euro mensili. I vertici Bitron hanno disertato l’ultimo incontro in regione ma dovrebbero essere presenti al prossimo. Sarebbero proprio questi 8mila euro – o meglio qualcosa in più su cui non si è trovato un accordo, oppure qualche arretrato di qualche decina di migliaia di euro – i nodi di una vicenda molto triste. Una vicenda per la quale la Regione e l’Asi hanno adesso il dovere di impegnarsi. E l’obbligo, insieme alle due società, di mettere le parole “lieto fine”. Ma, come al solito, parliamo di una storia che mette ancora in luce paradossi ed eredità pesanti o ingombranti. Ingombranti come enormi strutture vuote, che continuano a non essere riempite.