E’ scomparso questa notte Luigi Necco, giornalista napoletano. Fu volto storico di 90’ minuto negli anni degli scudetti del Napoli di Maradona e dell’Avellino in serie A. “Esprimiamo profondo cordoglio per la scomparsa di Luigi Necco, maestro di giornalismo e interprete dell’impegno civile per il Sud attraverso la sua grande cultura, la sua grande umanità, in simbiosi con Napoli e i napoletani. Ne ricordiamo l’intelligenza e l’ironia, la capacità di interpretare i sentimenti più autentici dei tifosi e dei cittadini, sempre con garbo, leggerezza e passione civile”. Lo ricorda così Vincenzo De Luca.
Necco aveva 83 anni, morto al Cardarelli a causa di una grave insufficienza respiratoria. Ha fatto la storia del giornalismo. Era appassionato di archeologia e turismo, di legalità e politica. Fu vittima di un attentato camorristico ad Avellino, gambizzato da un uomo di Cutolo nel 1981. Ha raccontato il Sud dalla Rai o da canale 9. I funerali domani alle 12 nella chiesa degli Artisti a Napoli.
“A nome del Consiglio regionale della Campania esprimo profondo cordoglio per la scomparsa di Luigi Necco
– scrive Rosetta D’Amelio, presidente del Consiglio regionale -. Uno dei volti più noti del giornalismo televisivo, ricordiamo tutti i collegamenti dagli stadi di Napoli e Avellino. Ma Necco non era solo un bravissimo giornalista sportivo. Sorridente, pungente, lavorava sempre con passione, dalle telecronache sportive alle inchieste sui fatti di cronaca. Per lui, sino alla fine, fare il giornalista significava raccontare, indagare, capire ciò che accadeva, testimoniava un impegno civile, una tensione ideale con la quale affrontava temi delicati, come ad esempio le inchieste sulla camorra degli anni ’80 o sul terremoto in #Irpinia.
Lo conobbi quando venne in Irpinia, subito dopo il terremoto e ricordo quando nel 1981 fu sparato alle gambe a Mercogliano, uscendo dal ristorante dove solitamente andava prima di iniziare la telecronaca dell’Avellino. Gli inquirenti all’epoca non ebbero dubbi che quel brutto episodio era da collegare alle inchieste che Necco stava facendo sulla camorra. E lui non si fermò, continuò a scrivere. “Il mio mestiere è questo – disse Necco nel 2006 riferendosi a quell’episodio – o lo faccio così o è meglio non farlo proprio”. Una lezione e uno stile di vita che ci lascia e che va trasmesso alle giovani generazioni.