Operai di Nusco figli di un Dio minore, fino a ieri

Domenica pomeriggio una messa ha offerto un messaggio di speranza a 97 operai con le relative famiglie. A occhio e croce un messaggio rivolto a quattro-cinquecento persone quindi. Una vertenza lavorativa è scoppiata da qualche mese, nel bel mezzo dell’euforia per i progetti del futuro in Alta Irpinia: agricoltura, turismo, borghi etc. I lavoratori sono a terra da due mesi e da circa un mese vivono sull’asfalto dell’area industriale di Nusco-Lioni. Dormono in tenda. Fanno i turni davanti allo stabilimento Ocm, ex Ocevi Sud. Prima per monitorare le mosse del padrone, affinché questo lasciasse almeno un sito potenzialmente produttivo per altri imprenditori. Poi sono rimasti davanti ai cancelli per tenere alta l’attenzione sulla loro vicenda.

 

Sono rimasti in tenda con il clima vario che solo l’Irpinia sa regalare a maggio-giugno. Freddo, vento, pioggia, caldo, umido. All’inizio salame e vino. Poi con qualche comodità in più, magari una vecchia televisione. Sostenuti, gli operai, quasi esclusivamente dalle loro stesse famiglie. E’ vero, c’è stato il momento coi sindaci. Quello con i politici e i sindacalisti (D’Amelio, Famiglietti, Polverini). La pagina Facebook che viaggia, l’Ugl che sta lavorando per risolvere la vertenza. Qualche trasferta ad Avellino, un’improvvisata al Giro d’Italia per esporre due striscioni e poi di nuovo in tenda.

Ieri la messa, si diceva. Ma colpisce il fatto che questa battaglia non sia ancora diventata la battaglia di tutti. “Sosteneteci, perché oggi a noi domani a voi è uno degli slogan degli operai quando manifestano in mezzo alla gente. Lavoratori che più volte hanno tentato di rendere simbolica questa vertenza: come  simbolo dell’industrializzazione in Alta Irpinia e della battaglia perché l’industria resti.

Dramma Ocm: per numero di dipendenti licenziati, 97, sarebbe un colpo micidiale al cuore di un’area già profondamente colpita da decine di chiusure. Eppure quegli operai restano soli. Nell’indifferenza di chi di solito si mobilita, e perdonateci, per molto meno.

Colpevoli anche noi che scriviamo, anzi noi per primi. Invece di salire lassù per sentire le storie degli operai, di fotografarli, potremmo portare una cassa d’acqua o qualche birra: sarebbe altrettanto utile. Sarebbe giusto andarci senza taccuini a volte. Tanto gli smartphone per fotografarsi gli operai ce li hanno…

Ma come noi, colpevoli tanti. Non vediamo artisti o personalità illustri davanti a quei cancelli. Da quello che ci dicono c’è soltanto un sindaco che si fa vedere spesso e a volte mangia con gli operai. E giustamente non lo annuncia, non lo pubblicizza. Il sostegno da parte del territorio è fiacco. E i termini coesione-solidarietà, unione-condivisione, questi termini che escono dalla bocca di sindaci e politici o intellettuali coi soldi a palate, restano troppe volte utopia. Lettera morta, concetti non interiorizzati dalle popolazioni. O forse dovremmo dare a questi discorsi il nome più corretto: cazzate.

 

Dovrebbero portarci le scuole qui. A contrada Fiorentine avrebbero dovuto portarci le scuole prima che chiudessero. Lì sopra, in quel punto in alto dell’area industriale dove osano solo le greggi, dovremmo vedere un viavai di persone che sostano anche solo per qualche minuto. Nei paesi interessati i negozi dovrebbero avere una qualche locandina “Io sto con gli operai Ocm”. Niente di tutto questo. E allora ieri ci ha pensato il Vescovo Pasquale Cascio a entrare d’impeto nelle vertenza, con spiritualità e concretezza. Lui sosterrà la trasferta di mercoledì al Ministero. Non lo voleva dire, ma l’ha detto per ringraziarlo il segretario Ugl, Costantino Vassiliadis. Figli di un Dio minore gli operai Ocm, fino a ieri di sicuro. Da oggi speriamo che pure loro siano “figli a Dio“.

 

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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