Il comitato civico spontaneo Palazzine Bene Comune annuncia un’assemblea pubblica il 28 dicembre nel museo etnografico di Aquilonia, per proseguire la mobilitazione contro l’abbattimento di 6 palazzine del 1930 costruite per gli sfollati del terremoto del Vulture. Il comitato scrive inoltre una lunga lettera aperta al sindaco Giancarlo De Vito: avendo quest’ultimo confermato la volontà dell’amministrazione di abbattere le 6 palazzine del “lotto B”, senza ascoltare le ragioni del comitato e di note personalità come Vinicio Capossela, Franco Arminio e altri, il comitato replica a De Vito evidenziando nelle sue dichiarazioni, in 6 punti, “omissioni, errori, un’impostazione generale di cortissimo respiro”.
La prima accusa del Comitato a De Vito è di “politicismo”: “Signor Sindaco”, si legge nella lettera, “si nota subito che per Lei la cosa essenziale sono le urne”. Il Comitato rileva che la preoccupazione principale del Sindaco “è stata di contestare alla precedente amministrazione le proprie contraddizioni”, mentre “sembrano contare molto poco i cittadini preoccupati di Aquilonia, le tante persone vicine e lontane che si stanno esprimendo e gli stessi personaggi di grande peso culturale e professionale che autorevolmente chiedono un ripensamento”. “È avvilente”, lamenta il Comitato, “osservare come una discussione su un tema di interesse generale, trasversale, nobilmente politico, venga immediatamente ricondotta nei canali asfittici del politicismo”.
Se De Vito sostiene che i tanti intellettuali, universitari e non, artisti, professionisti che hanno firmato l’appello contro l’abbattimento delle palazzine non hanno ‘visto”’ non hanno ‘vissuto’, ‘non hanno le idee chiare’, il Comitato risponde che “un sindaco dell’Alta Irpinia si espone al ridicolo se afferma che Franco Arminio o Vinicio Capossela non sanno nulla di Aquilonia”. Inoltre, prosegue il Comitato, “un amministratore di un piccolo paese dell’Italia interna non può permettersi di liquidare con sufficienza centinaia di ore di visite, lezioni, studio, discussioni che sono alla base di numerosissime proposte progettuali come quelle a cui hanno lavorato gli studenti di ben tre università – Federico II di Napoli, Camerino, Politecnico di Milano – con i loro docenti, firmatari dell’appello”. I progetti prevedono di insediare nelle palazzine “nuovi servizi, attività produttive e artistiche, strutture di accoglienza che costituirebbero un nucleo vivo e attrattivo”. “Nessun sindaco”, si legge nella lettera, “è obbligato, da solo, ad avere così tante idee, ma è chiamato almeno a tenerne conto se gli vengono proposte”.
In merito alla conservazione della memoria della comunità di Aquilonia, le visioni del comitato Palazzine Bene Comune e del Sindaco sono molto diverse. Secondo De Vito, le 6 palazzine del “lotto B” vanno abbattute ma verranno conservate altre due palazzine a piazza del Popolo: in questo modo, sostiene il sindaco, “la memoria storica resta”. Per il comitato, al contrario, “conservare due palazzine in quanto oggetti isolati sarebbe come tenersi per affetto, invece di buttarli, un paio di orologi a cipolla trovati nel cassetto del nonno passato a miglior vita”. Non interessa tanto “l’oggetto palazzina in sé”, afferma il comitato, quanto il “lotto B”, proprio quello che l’amministrazione vuole abbattere, “perché è l’ultimo luogo di Aquilonia che conserva la struttura, il tessuto, l’atmosfera stessa di un piccolo quartiere caratteristico dell’impianto urbanistico che il paese aveva alla sua fondazione”. La storia di Aquilonia, sia pure drammatica, che quel luogo testimonia “è cara a tanti dei suoi abitanti”, rileva il comitato, secondo il quale “il lotto B è tra le cose che fanno di Aquilonia, e solo di Aquilonia, quello che è”. “Comprendere questo”, aggiunge il comitato, “consentirebbe di attuare le indicazioni della Convenzione europea del paesaggio, per la quale il paesaggio è il territorio così come è percepito dalle popolazioni”; invece “dare il via alle ruspe sarebbe, al contrario, attivismo vuoto anche se l’intenzione fosse di ‘riempire’ con qualcosa, perché Aquilonia non ha bisogno di aggiungere edilizia ma di rafforzare la propria identità”.
C’è incoerenza, secondo il comitato Palazzine Bene Comune, nel modo in cui il Sindaco De Vito gestisce l’urbanistica. Infatti, spiega la lettera, anche le altre due palazzine residue di piazza del Popolo che è stato deciso di salvare dovrebbero in realtà essere abbattute in base al Piano di recupero a cui il Sindaco si richiama per giustificare l’abbattimento delle 6 palazzine del “lotto B”. “Ma allora”, domanda il comitato, “se il piano non va attuato con rigidità a piazza del Popolo, perché è considerato imperativo per il lotto B?”. “Chi dice”, domanda ancora il comitato, che il Piano “non possa essere corretto da una variante suggerita dall’evoluzione degli eventi, come la legge prevede e come i quasi trent’anni di anzianità del piano stesso, a nostro parere, impongono?”. Inoltre, si ricorda nella lettera, esiste un ben più recente Piano urbanistico comunale (Puc) “già adottato dal comune di Aquilonia, che l’amministrazione non ha voluto finora portare all’approvazione definitiva”. “Lì dentro viene sancita la tutela delle palazzine”, osserva il Comitato, che infine domanda: “Signor Sindaco, perché un Pdr vecchio di trent’anni e non più adeguato ai bisogni di oggi vale più di un Puc redatto in base ai nuovi bisogni di Aquilonia?”.
Ma il comitato civico Palazzine Bene Comune è agguerrito ed ha già messo sul tavolo la carta del vincolo di tutela, presentando un esposto alla soprintendenza di Avellino e agli uffici regionali e centrali del ministero dei beni culturali. Infatti il Codice dei beni culturali e del paesaggio “sottopone a tutela automatica”, ricorda il comitato, “qualsiasi edificio di valore storico che abbia almeno settant’anni di vita” rendendo necessario un parere della soprintendenza che il comune di Aquilonia – denuncia il comitato – non ha chiesto. Perciò l’ulteriore domanda al sindaco: “cosa pensate di fare? Ignorare semplicemente la norma? O state studiando una manovra di aggiramento? È il momento”, aggiunge il comitato, “di interrompere il silenzio dell’amministrazione su questo punto così importante”.
Infine, in merito al problema igienico sanitario che sarebbe rappresentato dalle palazzine, su cui il sindaco De Vito “cerca di allarmare i cittadini”, la risposta della lettera è “semplice e netta: invece di abbattere si facciano gli interventi urgenti e si metta in sicurezza l’area. Occorrono risorse molto contenute”, conclude il comitato, il quale chiede “tempo per discutere di cosa fare”. Da qui l’invito finale: “Egregio Signor Sindaco, parliamone insieme, discutiamo di tutto. Accetti un confronto diretto nell’ambito dell’assemblea pubblica del 28 dicembre p.v., per il cui svolgimento abbiamo richiesto ai Suoi uffici l’autorizzazione all’uso della sala auditorium nel Museo etnografico”. Al momento l’autorizzazione non risulta ancora rilasciata.