La Corte di Cassazione ha dato il via libera al referendum abrogativo su parte dello Sblocca Italia. La consultazione riguarderà gli articoli che renderebbero più agevole il percorso per il petrolieri. Si attende adesso l’ok definitivo della Corte Costituzionale, ultimo passo prima delle eventuali urne, previsto per gli inizi di gennaio. Tutto fa pensare che in primavera si andrà al voto. Un voto che interesserebbe la metà delle regioni italiane su cui si concentrano gli interessi delle compagnie petrolifere. Perforare, in mare o su terra, è l’obiettivo.
A livello numerico la battaglia si giocherebbe sul quorum. Ma a prescindere dall’esito del voto, un importante risultato “no triv” potrebbe dare più forza a comitati e politica contraria alle estrazioni. Il Governo ha tutta l’intenzione di andare avanti sulle ricerche, ma (forse) non potrà non tener conto di regioni importanti (come la Campania).
Veniamo quindi alla situazione locale. La nostra è una regione in cui l’ottanta per cento e passa della popolazione non ha interesse a recarsi all’urna referendaria. E allora, nel fronte no triv, si fa notare come sia fondamentale coinvolgere Napoli e dintorni. Del resto i primi commenti vanno in queste direzioni. “Speriamo che il Governo riveda quelle norme, raggiungendo un accordo con le Regioni per la coerenza dello sviluppo del territorio prima della decisione della Corte costituzionale”, auspicano i delegati per la Campania Francesco Emilio Borrelli e Antonella Ciaramella. Mentre Roberto De Fillippis, coordinamento irpino no triv, lo dice chiaramente: “La battaglia va allargata coinvolgendo Napoli”.
In tutto ciò non è da sottovalutare la posizione “si triv”. Al momento, almeno in Irpinia, c’è un piccolo gruppo che trovando sponde più o meno importanti. Una di queste può essere un Sabino Basso, presidente di Confindustria, che non si è mai detto contrario al petrolio a prescindere. E sicuramente il sindacalista Giovanni Centrella. Ne arriveranno altri, di sicuro, anche perché la sfida offrirà occasioni di dibattito e visibilità. Una sfida che non si tradurrebbe in una automatica scelta sul petrolio, ma che vedrà schierate le due idee di territorio. La prima ritiene che una nuovo sviluppo sia possibile con l’agricoltura, la seconda vede industria, petrolio.