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“Preservare la montagna non è strumentalizzare”, il no al traforo da Ospedaletto

Bucare una montagna che per noi è sempre stata sacra è quasi blasfemia. La nostra comunità è unita nel dire No al traforo”. L’assessore di Ospedaletto d’Alpinolo, Nadine Sirignano si schiera senza alcun dubbio contro i circa 4 chilometri di tunnel che potrebbero attraversare il monte Partenio. Secondo l’assessore, il traforo che avvicinerebbe la Valle Caudina alla Bassa Irpinia e ai collegamenti autostradali, potrebbe avere un impatto negativo sul territorio, sia sotto il punto di vista economico che ambientale.

Chi è a favore del progetto della Provincia di Avellino, parla di nuove prospettive di sviluppo legate al traforo del Partenio, in particolare laddove al momento le economie sono ferme. Ospedaletto e i comuni del Partenio potrebbero trarne benefici?
Non credo che il traforo di una montagna come quella di Montevergine porterebbe vantaggi ai paesi del Partenio. La nostra è un’economia secolare basata sul transito dei pellegrini, un traforo ci vedrebbe esclusi da eventuali sviluppi, perché chi arriva nel nostro territorio è attratto proprio dalla montagna, dal suo essere sacra sotto ogni punto di vista. È un punto di riferimento per il turismo sia culturale che religioso, oltre ad essere un grande patrimonio naturalistico.

A proposito di ambiente, Confindustria Avellino appoggia il progetto del presidente Biancardi, sostenendo che quella dell’impatto ambientale sia solo una strumentalizzazione. Lei cosa ne pensa?
Per noi preservare le caratteristiche naturali del nostro territorio e tutelarlo dalle criticità legate al dissesto idrogeologico non è assolutamente strumentalizzazione. Il nostro comune negli ultimi anni si è mosso per la tutela della montagna, anche di quella parte che non rientra nell’area del nostro paese ma che si trovava in condizioni critiche e avrebbe potuto causare gravi danni da un momento all’altro. Abbiamo ottenuto nel 2014 un finanziamento della regione Campania di 5 milioni di euro, con il quale abbiamo portato a termine un progetto per il contenimento della montagna e la creazione di vasche per l’incanalamento delle acque piovane.

Dunque la priorità, secondo lei, più che integrare i collegamenti della Valle Caudina con la Bassa Irpinia e l’autostrada, sarebbe quella di preservare un territorio ad alto rischio idrogeologico?
Mi rendo conto che gli abitanti della Valle Caudina sono lontani e hanno pochi collegamenti con il resto della provincia e con le altre province campane, ma mi chiedo se non ci siano altre modalità che possano avvicinarli. Un po’ di tempo fa, ad esempio, abbiamo fatto una perlustrazione della nostra montagna con il sindaco di Ospedaletto e ci siamo accorti della presenza di alcune strade sterrate che portano ad altre zone. Pensando a soluzioni alternative, se queste dovessero esserci, si potrebbe evitare un’azione a mio parere troppo invasiva per una montagna già ferita più volte.

Alcuni movimenti e associazioni contrari alla realizzazione del traforo hanno chiesto un confronto con la Provincia e credono sia opportuno ascoltare il parere di chi vive nelle due aree interessate. Pensa sia il caso di aprire il dibattito alla cittadinanza?
Si, senza dubbi. Anche perché il problema che attanaglia la nostra società è proprio la disinformazione o l’informazione veicolata. Credo sia opportuno un incontro pubblico per aiutare i cittadini a conoscere i pro e i contro di un traforo come quello che si intende realizzare. E poi valutare anche in base alle reazioni della comunità.

Sabina Lancio

Ha da poco conseguito la laurea magistrale in Teoria dei linguaggi e della comunicazione audiovisiva all'Università degli studi di Salerno. Le piace scrivere e, in generale, lavorare nel mondo della comunicazione, conoscere nuove persone e intraprendere nuovi percorsi.

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