Dopo due ore e mezza una voce dal fondo dice “ma quanti di voi hanno letto cosa c’è scritto nel Progetto pilota?“.
E’ la seconda assemblea pubblica promossa dal basso, in pochi giorni, sul futuro dell’Alta Irpinia alla presenza del consigliere delegato da De Luca per le aree interne, Francesco Todisco. Dopo Cassano tocca sabato sera a Sant’Andrea di Conza. Sala gremita, giovani e anziani ascoltano. E parlano pure, dicono la loro, assieme a presidi, architetti, ingegneri. E’ l’obiettivo della serata del resto. Ma su cosa? La discussione si regge su un cortocircuito comunicativo: Progetto pilota Alta Irpinia e area interna Alta Irpinia. Sembrano la stessa cosa, ma così non è.
Il Progetto pilota è la sperimentazione in Campania della Strategia nazionale aree interne. Riuscita? In corso? Fallita? Non è l’intento di questo articolo formulare un giudizio. Quello che conta è che una strategia già esiste: non è innovativa, non ce ne vogliano i 25 sindaci che l’hanno scritta. Sulla scuola è carente, inesistente, e lo scriviamo da tempo. Sulla sanità è migliorativa, ma non risolutiva. Sui trasporti è assolutamente ordinaria. Sullo sviluppo è ancora tutta da comprendere, parziale negli intenti. Oggetto a tratti misterioso. Ma esiste. È stata messa sulla carta ed è stata approvata un paio di anni fa da sindaci, Governo e Regione. L’Alta Irpinia poi è geograficamente un’area interna, è un territorio sul quale insistono finanziamenti e progetti a prescindere dal Progetto pilota. E a prescindere dalla Snai. È uno spazio fisico sul quale si può intervenire e si interverrà. Del quale si parla da lungo tempo, sotto forma di cahier de doléances o liste dei desideri.
Esempi? Il vicesindaco di Morra De Sanctis e animatore del distretto turistico Alta Irpinia, Enrico Indelli, ammette: “Il distretto turistico esiste solo sulla carta, ma non di fatto“. Il dirigente scolastico Gerardo Vespucci dice: “Ci ripetiamo da anni le stesse cose. C’è bisogno di qualcosa di stra-ordinario. La scuola che perde presidi e alunni è la vera tragedia“.
Ma il primo cittadino santandreano Pompeo D’Angola confessa e attacca: “All’inizio noi sindaci abbiamo deciso di affidarci alla persona più autorevole tra noi, il presidente De Mita, ma col tempo la sua autorevolezza ha tarpato le ali alla discussione. Spero si possa ripartire, le risorse sono meno di quelle che ci aspettavamo“. Ma aggiunge: “Sono state fatte decine di assemblee ufficiali e nessuno dei presenti è venuto, nessun libero cittadino. Quindi ora è troppo facile scaricare tutta la responsabilità sui sindaci“.
Assistono a parte della discussione e vanno via molto prima della fine il sindaco di Sant’Angelo dei Lombardi Marco Marandino e la consigliera provinciale Rosanna Repole, fanno lo stesso l’ex deputato Luigi Famiglietti, il consigliere comunale di Lioni Salvatore Ruggiero, il capogruppo di opposizione a Nusco Francesco Biancaniello. Avevamo chiesto a gran voce che ci fossero assemblee pubbliche, che si parlasse di Progetto pilota. Abbiamo più volte suggerito di chiedere le carte, di leggerle e proporre su quanto ancora c’è da definire. Di prendere in mano quella benedetta Strategia. Di studiarla! Di chiedere ai sindaci cosa sono l’azienda forestale e l’azienda zootecnica. Chi ne farà parte? Cosa farà? Chi ci lavorerà? Di domandare chi gestirà i beni culturali o se la rete museale sarà solo un insieme di edifici restaurati.
Anche a Sant’Andrea di Conza gli organizzatori non riescono a portare a termine questa operazione. Così il buon proposito di parlare di Progetto pilota si trasforma nell’ennesima apertura del libro dei sogni. Tutto legittimo. Ma allora sarebbe più giusto non usare il brand Progetto pilota (come a Cassano) o Strategia nazionale Aree interne (qui a Sant’Andrea) per raccontarci ciò che sarebbe già dovuto essere e che cinque anni fa già si era avuta l’occasione di proporre, ma non la si è voluta o potuta cogliere.
Francesco Todisco, consigliere per le aree interne ammette candidamente: “Ci vuole coraggio a organizzare un dibattito sul Progetto pilota perché tanti su questo tema si nascondono e non dicono come la pensano. Il grande assente di stasera è il Progetto pilota in questa discussione. Alcuni risultati ad esempio sulla sanità già sono stati raggiunti. Ma non so la gente cosa ne pensa perché la comunità non si esprime. Il Progetto pilota oggi può dire di camminare con le sue gambe? O ha bisogno di essere ancora accompagnato? Bisogna capire che noi irpini non siamo dei panda, abbiamo nelle mani una risorsa ma ce ne dobbiamo occupare tutti per creare reddito da lavoro. Se l’area pilota fallisce la colpa è di tuttti perché non abbiamo determinato il giusto dibattito pubblico sul tema. La responsabilità non è in capo a uno solo. Dobbiamo tutti insieme essere classe dirigente“.