Il comunicato della Regione con i nuovi impegni sul progetto pilota altirpino sancisce la pace tra il governatore Vincenzo De Luca e il presidente Ciriaco De Mita. E questo è un fatto politico. Se poi questa pace dovesse tradursi in risultati concreti, e soprattutto a breve termine, l’Alta Irpinia arriverebbe finalmente al suo punto di svolta tanto auspicato. Anche questo è un fatto, o meglio potrebbe diventarlo. Al di là dello scetticismo imperante, ampiamente giustificato visto che il tavolo di Nusco mai si è distinto per trasparenza e partecipazione, sembra che qualche risultato sia davvero vicino e sarebbe da autolesionisti non sperare. Azienda forestale, impianti sciistici del Laceno, rete dei beni culturali, rappresentano quegli obiettivi in grado di portare linfa vitale in una zona a decrescita demografica abbastanza infelice, per parafrasare Latouche.
Qual è il punto? Il punto è che questo possibile traguardo si intreccia con la campagna elettorale per le regionali già entrata nel vivo. De Mita ha sindaci a lui ostili, sia interni che esterni. Dai petracchiani, Luigi D’Angelis in testa, alla Lega di Salvatore Vecchia. Quelli che continuano legittimamente a chiedere trasparenza, regole, procedure, anche con finalità politiche com’è naturale che sia. Quelli che non le chiedevano due anni fa, d’accordo, ma ormai è storia superata.
Sarebbe necessario uno slancio di umiltà adesso, da parte di tutti. Un punto di incontro. Bene la lotta politica, ma non a costo di ostacolare un processo di sviluppo. Bene De Mita che porta a casa i risultati, ma non si chiuda nel “faccio tutto io“. Anche perché i soldi che arriveranno avranno un senso solo se spesi bene e non a gonfiare le panze di chi è già ampiamente sazio, di coloro che andranno a occuparsi di progettazioni e restyling.
Probabilmente, ma questo dipende dalla tempistica dei fondi, la partita più bella che potrebbero giocare vecchi e nuovi dissidenti è quella sul concetto di “rete”. Fare in modo, e prendiamo i beni culturali come esempio, che si cominci subito a parlare di organizzazione futura. Di possibili ricadute per i giovani, di piani di gestione. Questa, lo ripetiamo, sarebbe una bella partita da giocare nello “stadio” di Nusco. Questa, non altre.
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