L’Alta Irpinia provincia di BAT. Bari, che vuole l’acqua. Avellino naturalmente. E Torella, qui nasce il fiume Ofanto. Con Bari si dialoga abbastanza negli ultimi tempi. Ma la Puglia deve fare e giustamente fa i suoi interessi. Quindi l’Alta Irpinia, in teoria, non dovrebbe essere lasciata sola da Avellino nelle trattative, nelle riunioni e negli accordi da intraprendere. A maggior ragione se anche la Regione Campania diventa più presente.
Invece a Conza della Campania, riunione sul contratto di fiume dell’Alto Ofanto nel pomeriggio di venerdì, è successo più o meno questo. C’era la valle dell’Ofanto appunto, c’erano Bari e Napoli. Ma mancavano i principali enti della nostra provincia. Non è Risiko ma qualcosa di molto più complicato. Si parla di acqua, e l’acqua è tutto. Per molti, ma non per tutti.
Presenti un bel po’ di enti pugliesi dunque. Dalle autorità di bacino all’acquedotto delle meraviglie e dagli utili milionari. Mancava invece il nostro Alto Calore, gestore idrico i cui utenti sono spesso a secco (magari non è colpa dell’Alto Calore, ma l’acqua continua a mancare ovunque). Assente pure l’Asi. E visto che l’Ofanto attraversa più aree industriali che paesi, non si tratta di un’assenza da poco. Unico ente irpino presente l’Asl Avellino, che sta garantendo presenza e attenzione nella vicenda (poi vedremo perché).
La riunione nell’oasi wwf di Conza è stata tecnica Una riunione operativa. Riunione fiume… sul fiume. Tra addetti ai lavori, perché così doveva essere. Quindi senza sindaci e politici di professione. Era una tappa di avvicinamento alla firma del contratto, in cui si è parlato molto dell’inquinamento dell’Ofanto. Ed è qui che si deve intervenire per creare un rilancio socio-ambientale, e quindi economico, della zona.
Ma le assenze risultano pesanti e gettano ulteriori ombre sul grado di coesione della nostra Irpinia. Ricordate quando si diceva “Caposele e Conza si sono fatti i fatti loro con la Puglia”?. Parliamo naturalmente delle compensazioni economiche in cambio del via libera di opere (Pavoncelli Bis e potabilizzatore) che forse si sarebbero fatte comunque. Beh, considerata la distanza siderale da Avellino, forse Caposele e Conza sono stati costretti a “farsi i fatti loro”.
Recentemente la Puglia ha portato un pesante pressing sulla Regione Campania per utilizzare il potabilizzatore di Conza, che è di proprietà pugliese. Questa struttura funziona pure bene, ma i baresi non posso ancora berne l’acqua. L’Asl di Avellino deve ancora dare il parere favorevole – ecco l’importanza dell’Asl – perché pare che la procedura sia lunga e complessa nonostante siano passati anni dall’inaugurazione (foto in basso).
Alla Puglia questo potabilizzatore serve perché in attesa della Pavoncelli Bis (galleria idrica Caposele-Puglia in costruzione) verrà probabilmente diminuito il flusso d’acqua in direzione Est. Per quanto riguarda il potabilizzatore non c’è ancora il parere positivo dell’Asl, soprattutto perché i corsi d’acqua dell’Alta Irpinia non sono sicuri. Inquinamento biologico e chimico. Il contratto di fiume dovrebbe servire soprattutto a ridurre gli sversamenti nocivi sul corso d’acqua. La Puglia farebbe salti di gioia con un’Irpinia sana e pulita, perché l’acqua arriverebbe tranquillamente via Ofanto o sottoterra. E allora contribuisce ai lavori. Ma chi è chiamato a tutelare l’acqua non può chiamarsi fuori, con o senza Puglia, com’è successo a Conza.
In tutto ciò pare che i pugliesi siano disposti a collaborare sulla portata idrica del fiume Ofanto, su cui c’era stata qualche polemica. Ma la vera sfida, il vero campionato, inizia lunedì 14 settembre. In Regione Campania qualcuno inizierà a mettere mano alla questione. A quella generale che riguarda l’acqua irpina, non la nostra acqua, e 5 milioni di persone sparse tra tre regioni.