Meglio di Caserta e Napoli, peggio di Salerno (la prima tra le province campane) e Benevento. L’Irpinia si posiziona piuttosto in basso, 77esima su 103 province prese in esame, nella classifica sulla qualità delle istituzioni in Italia (“Measuring Institutional Quality in Italy”) redatta dai professori Annamaria Nifo e Gaetano Vecchione per la Svimez e pubblicata sulla “Rivista Economica del Mezzogiorno”, trimestrale edito da Il Mulino.
Lo studio analizza le performance delle regioni e province italiane negli anni 2004-2012 sulla base dell’IQI, Institutional Quality Index, un indice costruito ad hoc dagli autori dello studio sulla base del WGI (World Governance Indicator) della Banca Mondiale. L’IQI raccoglie 24 parametri riferiti a cinque ambiti: partecipazione (che a sua volta raggruppa fenomeni tra cui associazionismo, acquisti in libreria, partecipazione al voto), efficacia dell’azione di governo (ad esempio deficit sanitario, raccolta differenziata, dotazione strutture sociali ed economiche), qualità della regolamentazione (mortalità e qualità della vita delle imprese, dipendenti pubblici), certezza del diritto (tra cui tempi dei processi, evasione fiscale, sommerso), corruzione (reati contro la PA, commissariamento dei Comuni, ecc). Ne deriva un indice sintetico compreso tra 0 e 1 che conferma la presenza di un forte gap tra le regioni del Centro-Nord (che hanno valori compresi tra 1 e 0,7/0,6) ai primi posti e le regioni del Sud agli ultimi (con valori compresi tra 0,4 e 0).
Avellino appunto si colloca al 77esimo posto, ma come tutte le province campane ad eccezione di Napoli, fa registrare dei segnali di miglioramento: nel 2004 era ferma all’82esimo. Fanno peggio dell’Irpinia, Caserta (82esima nel 2012, 86esima nel 2004) e Napoli che si attesta al 91esimo posto (nel 2004 era 89esima). Va un po’ meglio a Salerno, che passa dall’81esima posizione alla 70esima, e Benevento: nel 2004 era 84esima, nel 2012 invece 73esima.
Ai vertici della classifica Toscana, Lombardia ed Emilia Romagna. Significativo il commento della Svimez, secondo cui “il gap Nord-Sud in questo ambito incide in misura significativa sulle reali potenzialità di sviluppo economico e aggrava le condizioni di disuguaglianza e sofferenza sociale, tra le aree del Paese”.