Resistenza e restanza. Sono le due parole che a distanza di poche ore tra i borghi di Sant’Andrea di Conza e Calitri, come ogni estate, hanno caratterizzato questo avvio di settimana. Di resistenza civile, “prove di resistenza“, ha parlato lunedì sera Dario Vergassola nel teatro Episcopio santandreano. Resistenza civile contro l’abbrutimento, l’imbarbarimento, la deriva culturale del nostro tempo, portata avanti attraverso iniziative non mainstream come piccole fiere del libro o rassegne teatrali. Ma vengono in mente pure i festival dei corti o cinematografici, da Quaglietta a Venticano. La restanza invece ancora una volta è stata chiamata in causa da colui che a questo termine ha dato vita e sostanza, l’antropologo Vito Teti, ospite dello Sponz Fest e protagonista da martedì mattina di una serie di incontri-lezione nella Libera Università per ripetenti. Restanza è la capacità di reinventare un luogo, di trovare per esso un nuovo scopo, una nuova funzione e fruizione, una nuova ragione di esistere.
Resistere e praticare la restanza sono due vie non necessariamente sovrapponibili, per tenere in vita luoghi che, come ha spiegato Teti, all’origine di ogni abbandono hanno quasi sempre una catastrofe. Un evento, in Irpinia spesso un terremoto, che fa scivolare via gli abitanti verso altri luoghi per piccole o grandi migrazioni. “Nella tradizione popolare ci sono racconti di santi e draghi, con i primi che sconfiggono i secondi in molte aree del Sud Italia – ha spiegato Teti ai suoi discenti -. Il drago è una figura mitica che avverte dell’imminente pericolo, che il paese potrebbe crollare. Ma c’è un’incapacità di fondo a fare bagaglio della memoria. Spesso ricostruiamo male o spesso interveniamo troppo dopo l’avvertimento del drago“.
I draghi di oggi hanno più forme. Sono ricerche, studi, numeri. Come il rapporto Svimez, che segna una tendenza di abbandono del Mezzogiorno, dove la ripresa dei flussi migratori è “la vera emergenza meridionale, che negli ultimi anni si è via via allargata anche al resto del Paese”. Oltre 2 milioni le partenze nel periodo compreso tra il 2002 e il 2017, di cui 132.187 nel solo 2017. Il 50% sono giovani. Chi sarà il santo che sconfiggerà il drago o, meglio, che sconfesserà le previsioni? E’ questa la domanda irrisolta di tutti gli anni. Mentre Calitri vive per una settimana attraverso lo Sponz e altri paesi e paesini ritrovano nel mese di agosto sprazzi di vita, resta l’incapacità della soluzione totale. E’ il segno che non esiste una strada unica percorribile da tutti. E’ anche il segno che teorizzare è un conto, agire è altro. Tra qualche settimana archivieremo l’entusiasmo estivo per fare posto al grigiore autunnale, fino a dicembre tra sagre e falò ancora si vedranno anime vagare per le strade altirpine. Poi il sipario calerà per lunghi mesi di noia. Riparleremo di Progetto pilota e Città dell’Alta Irpinia, sempre più scettici sulla sua capacità di applicazione in queste terre. Verranno le Regionali, nuove teorizzazioni. Il drago ricaccerà fuori dalle sue viscere l’alito infuocato del terrore, della spettrale previsione. Ma verrà l’estate, riverrà l’estate ancora una volta.