“Appena ho letto l’ordinanza mi è venuto da ridere. Erano risate di rabbia però, perché è palese quanto siano assurde queste decisioni“. L’ordinanza è quella regionale che dà un primo via libera per bar, pasticcerie, ristoranti e pub da lunedì 27 aprile. Chi ride di rabbia è Raffaele Cervasio, titolare della Caffetteria del Parco a Lioni.
Il via libera, com’è noto, è davvero parziale. Prevista solo la consegna a domicilio dei prodotti. E per il bar dalle 8.00 alle 14.00. “E’ quasi incommentabile. Io come tanti altri dovremmo aprire per portare quattro caffè, due cappuccini e qualche cornetto? E così ci distruggiamo!“. Già perché Lioni non è Milano, nessun paese può contare su una quantità di uffici e altre attività aperte, quelle che solitamente si rivolgono ai bar.
“Abbiamo sempre fatto la consegna fuori dal bar, ma era un’attività sostenibile solo accanto a quella ordinaria. Tolta quest’ultiman, sarà impossibile farcela. Generalmente l’ordine più rilevante a livello economico è di 20-30 euro. Ma stiamo parlando di quando facciamo consegne prima di un funerale, in un convegno – spiega Raffaele -. Quindi, ricapitolando, dovremmo aprire veramente per qualche caffè. Entrate pari allo zero e spese che non si sono fermate in questi mesi, vedi le bollette. Siamo messi così e aspettiamo ancora il sostegno concreto delle Istituzioni, da quelle locali a quelle nazionali”.
Ma le difficoltà per gli esercenti non sono finite. “La situazione si prevedeva assurda a una prima lettura dell’ordinanza. Poi nel dettaglio si scopre che dovremmo sostenere le spese per i dispositivi usa e getta, che costano sicuramente più di un caffè“, aggiunge.
La fase 2. “Non so ancora se riaprirò per adesso – riflette il gestore -. In realtà queste giornate mi interessano relativamente poco. Sono molto più preoccupato per la riapertura del bar ai clienti, che a quanto pare potrebbe avvenire il 18 maggio ma non ne siamo sicuri. Che succederà allora? Si entrerà uno alla volta? Rischiamo un aumento delle spese e un calo incredibile dei clienti. Senza contare che la crisi prodotta dalla quarantena impedirà a molte persone di frequentare i locali“, dice.
E sul futuro: “Io mi ritengo un imprenditore coraggioso e proverò in tutti i modi a resistere. Ma sarà una battaglia da ora fino al 31 dicembre. Solo allora potrò capire, insieme a molti altri colleghi di tutta Italia, se potrò andare avanti o chiudere bottega per sempre. Ma nel frattempo chiediamo sostegno vero e misure più logiche di quelle scritte fino ad ora“. Naturalmente sulla musica dal vivo, caratteristica del locale lionese, non si può azzardare nessuna ipotesi per i prossimi mesi.
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