Nel giorno della memoria un riconoscimento per Angelo Cona, il militare di Sant’Angelo dei Lombardi che rifiutò la collaborazione con il regime nazista e che fu deportato in un lager in Germania. A Padova mattonella alla memoria nel Tempio nazionale dell’Internamento. E a Cona era già stato concesso il Diploma d’Onore di Combattente per la Libertà d’Italia 1943-1945. Eroe, anche se non si considerava tale. «Mio padre non si sentiva un eroe, questo ce lo disse dopo perché riuscì a sopravvivere al lager. Si considerava un semplice soldato», racconta il figlio Giuseppe.
Quella degli internati militari è stata una pagina non molto nota nel nostro Paese. A far luce sulle storie di uomini come Angelo è stata Silvia Pascale nel libro «Fiori dal Lager», un’antologia di internati militari italiani. «Un tema raramente presente nelle pagine dei manuali scolastici», scrive l’autrice, docente studiosa di Storia. «Circa 650mila italiani vennero deportati dal Terzo Reich dopo l’armistizio del settembre 1943. Il volume è una raccolta di racconti, diari, interviste, per dare voce a cinquanta di loro». Tra loro c’era Cona, che fu liberato ma portò i segni di quel trauma per tutta la vita.
Giuseppe aggiunge: «Non era ancora ventenne quando si ritrovò a combattere. Ed era novello sposo. Andò al fronte in Grecia: dopo poco venne catturato dai tedeschi dopo l’armistizio e messo davanti ad una scelta. Seguire Hitler. O in alternativa il campo di concentramento. Mio padre non accettò la prima opzione e fu portato a Bad Sulza, in Germania, a combattere una guerra senza armi. Contro il freddo, contro la fame. A combattere le violenze fisiche e psicologiche. Non ebbe timore e senza alcuna titubanza non accettò la strada che lo avrebbe portato subito alla libertà. Sarebbe stato inaccettabile per lui continuare a combattere ma con un altro esercito, quello tedesco». Oggi il giusto riconoscimento.