Il buio e poi il bianco degli archi in pietra, imponenti e sapientemente illuminati. Il vecchio mulino ristrutturato di contrada “La fonte” a Sant’Andrea di Conza si intravede risalendo il paese tra la vegetazione. Un’opera idraulica datata fine 700, inizio 800. Riportata alla luce con fondi europei rientranti nell’accelerazione della spesa alla base del lavoro di recupero voluto dal sindaco Pompeo D’Angola.
Così il geometra Gerardo Finno ci accompagna nella serata che doveva essere dedicata alla sua inaugurazione, il maltempo fa optare per un cambio di programma. “Volevamo consegnare l’opera al paese nella giornata del rifugiato (che intanto si tiene nell’ex Fornace, ndr). Per augurare loro un futuro di prosperità in questa terra”, spiega D’Angola. Ne approfittiamo comunque per osservare perché la festa è solo rimandata.
Finno fa da Cicerone. “E’ uno dei più grandi mulini della zona con la particolarità di avere due macine”. Un tempo l’acqua che scendeva da una sorgente in cima alla collina veniva incanalata, scorreva lungo la condotta sostenuta da piloni e archi e cadeva sulla ruota generando il miracolo del grano che si trasforma in farina.
“E’ un luogo simbolico – continua il sindaco – che vorremmo valorizzare innanzitutto a scopo didattico e magari per ospitare eventi. Sant’Andrea è paese di cultura. Questo è un luogo in cui si combinavano acqua e grano, due elementi tipici della cultura contadina. E della vita”. 300mila euro il costo per portare a termine l’opera. Fondi che vengono dall’accelerazione della spesa. Fondi che danno il via alla riqualificazione di un’intera area.