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Sant’Angelo, ospedale sul baratro: cercasi idee

L’ospedale di Sant’Angelo dei Lombardi resterà a breve con due soli chirurghi. Un problema che riguarda innanzitutto il reparto di chirurgia, per il pensionamento del primario Giovanni Grande, ma ricade pure sul Pronto soccorso. “Servono tre medici chirurghi per coprire tutti i turni e assicurare piena operatività. Questo significa bloccare l’emergenza e chiudere l’ospedale”. L’allarme lo lancia il sindaco di Caposele Lorenzo Melillo in apertura di un’assemblea della Città Alta Irpinia tenutasi nel pomeriggio a Calitri e allargata alla direttrice generale dell’Asl Avellino Maria Morgante, al presidente della commissione Sanità Enzo Alaia, al consigliere regionale Maurizio Petracca e al consigliere per le aree interne del Governo Domenico Gambacorta.

Argomento del giorno è appunto il “Criscuoli-Frieri”. L’ospedale langue, il personale manca. La terapia intensiva, allestita anche grazie alle donazioni raccolte durante il lockdown nel marzo 2020, non è mai stata aperta. Di incontri sul tema ne sono già stati fatti e la musica non è cambiata. Le parole della manager Morgante, davanti a rappresentanti di Governo e Regione, suonano come una nenia funebre. “Stiamo facendo un lavoro enorme per reperire personale per tutta la provincia, perché i medici sono pochi e le aree interne vengono scelte meno. Abbiamo scorso tutte le graduatorie in essere in Campania e non ci sono medici disponibili. E spesso sono proprio gli irpini a non voler lavorare qui. I concorsi che bandiamo hanno gli stessi partecipanti delle altre Asl: gli elenchi sono fotocopia. Anche quando attingiamo dalla graduatoria degli specializzandi, accade che dopo averli formati con opportuno affiancamento, vanno altrove. Ecco perché abbiamo la terapia intensiva a Sant’Angelo è impossibilitata ad aprire e ad Ariano funziona grazie a convenzioni con il Monaldi. Per tutte le specialità ci troviamo continuamente a chiedere elemosine alle altre aziende. Non possiamo obbligare nessuno a restare: siamo sfiduciati pure noi e il problema non è solo degli ospedali, ma anche del territorio. Non riusciamo a trovare pediatri, cardiologi e geriatri. Servirebbero incentivi economici”. 

Intervengono tanti sindaci: da Rino Buonopane per Montella, anche nella veste di presidente della Provincia, a Filippo Nigro di Bagnoli e Antonio Vella per Monteverde. La delegata di Sant’Angelo dei Lombardi Rosanna Repole dice: “Avere grandi attrezzature senza personale non serve. Bisogna fare in modo che gli ospedali periferici siano appetibili per i giovani medici”. Duri gli interventi dei sindaci di Villamaina e Sant’Andrea di Conza, Nicola Trunfio e Pompeo D’Angola. Il primo: “Da 15 anni viviamo una situazione di emergenza e precarietà. La politica dica chiaramente se questa zona non ha la stessa dignità di altri territori. Chiediamo l’attenzione dovuta al ripristino di una situazione di normalità, che non dovrebbe neppure essere risolta con fondi straordinari come quelli del Pnrr parlando di diritti base”. Il secondo invece attacca: “Questo ospedale vogliamo chiuderlo? Diciamolo con chiarezza e almeno ne siamo consapevoli. Possibile che non si riesca a scrivere un bando che preveda l’obbligo a restare in sede per alcuni anni? Usiamo specializzandi, medici dell’esercito”.

Per Amado Delli Gatti di Torella la soluzione potrebbe essere studiare le buone pratiche di Bobbio o del Trentino dove hanno istituito gli ospedali di montagna. Salvatore Vecchia per Cassano propone invece l’utilizzo della norma nazionale sui ristori per i servizi ecosistemici: “Compenserebbero quei costi in più della sanità dovuti alla scarsa demografia delle aree interne”. Luigi D’Angelis da Cairano dice rivolto a Gambacorta: “Sembriamo prefiche che piangono il morto, ma siamo noi a dover risolvere il problema. È possibile con una norma speciale creare degli incentivi o degli obblighi di permanenza come accade per le farmacie rurali?”.

Proprio il consigliere per la Snai commenta: “I concorsi per 10 anni di commissariamento non si sono fatti e i ragazzi hanno trovato lavoro altrove e ora non ritornano. C’è un disegno di legge sulla montagna in preparazione a Roma, vediamo se con la ministra Carfagna riusciamo a inserirvi l’ospedale di montagna. Poi dovremmo innalzare per decreto legge l’età pensionabile dei medici a 70 anni”. Disponibili a confronto per una soluzione anche i consiglieri regionali. “Purtroppo sono problemi che non nascono oggi e andavano evidenziati in Regione molto prima, adesso dobbiamo rincorrere, ma faremo raccolta delle idee”, dice Alaia. “Abbiamo il dovere di lavorare insieme per trovare soluzioni per l’Alta Irpinia, soprattutto rispetto a servizi essenziali come la sanità”, è la posizione di Petracca.

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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