Pomo della discordia o sacro Graal, del Progetto Pilota Alta Irpinia si continua a discutere non solo ai tavoli dedicati o nell’assemblea dei 25 sindaci. Di recente la situazione è precipitata con note polemiche e minacce disposte su uno spartito a più voci e composto a più mani, con bersaglio la forma, i metodi e raramente i contenuti della bozza finora condivisi dagli amministratori (leggi qui – e qui). A fare da sottofondo, scenari futuri che non hanno diretta connessione con lo sviluppo dei territori, che siano essi congressi di partito o corse a candidature dagli spazi ristretti per un alto numero di pretendenti.
Al momento il Progetto Pilota resta in piedi. Per volere del Governo nazionale che la settimana scorsa ha inviato il Consigliere per la Strategia Aree Interne Enrico Borghi a tentare una mediazione tra parti in nome “dell’ottimismo della volontà, piuttosto che del pessimismo della ragione”, come lo stesso deputato PD ci ha twittato qualche giorno prima della sua visita irpina; e per determinazione del governatore della Campania Vincenzo De Luca.
Martedì mattina il presidente, nel corso della conferenza stampa convocata a Palazzo Santa Lucia per fare un punto sull’utilizzo dei fondi europei a poco più di un anno dal suo insediamento, ha risposto a una domanda circa i grandi progetti sui quali la Regione intende puntare. Nell’elenco, tra iniziative pensate per le aree costiere, per la mobilità delle aree metropolitane, per il completamento dell’impiantistica per il trattamento dei rifiuti su scala regionale, De Luca ha citato “i progetti per le aree interne come quello dell’Alta Irpinia”.
Si conosce la cifra che da Roma sono disposti a investire: 190 milioni di euro da distribuire a 23 aree pilota in tutta Italia, cioè circa 8 milioni a progetto previsti dalle Leggi di Stabilità 2014, 2015 e 2016. Quanto in termini monetari metterà sul piatto la Campania per il Progetto Pilota invece non è ancora possibile quantificarlo e sarà frutto di risorse stanziate nei Programmi Operativi Regionali (POR), cofinanziati dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), dal Fondo Sociale Europeo (FSE) e dal Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (FEARS).
Sfogliando l’estratto dell’accordo di partenariato 2014-2020 (leggi qui) alla base della Strategia Nazionale per le Aree interne si comprende che con risorse ordinarie perlopiù statali (le leggi di stabilità di cui sopra) sarà finanziato “l’adeguamento dell’offerta dei servizi essenziali di istruzione, salute e mobilità” mentre con risorse regionali e comunitarie si sosterranno “Progetti di Sviluppo locale”. Due facce della stessa medaglia, due piani che devono sovrapporsi, due livelli di progettazione che devono necessariamente camminare di pari passo. Spesso ci è capitato di ascoltare anche da parte di autorevoli pulpiti democratici letture del Progetto Pilota secondo le quali per tenere la gente qui “dobbiamo garantire i servizi essenziali e i servizi non sono il distretto turistico o l’azienda forestale”. Mezze verità o mezze falsità.
Perché è vero: senza strade, senza garanzia della tutela del diritto alla salute, senza mezzi di trasporto pubblici che consentano una mobilità diffusa all’interno del perimetro della Città dell’Alta Irpinia e verso le aree metropolitane, senza l’assicurazione di una formazione valida per i propri figli, difficilmente si può immaginare di dare futuro a un territorio. Ma è altrettanto vero che servono reali opportunità occupazionali per convincere gli altirpini a restare e contrastare lo spopolamento, e il distretto turistico e l’azienda forestale ricadono nella voce “progetti di sviluppo locale” e di rilancio dell’economia dell’area che la SNAI prevede e incoraggia. E sulla quale si concentrerà l’occhio del governatore De Luca che non sembra impensierito dalle polemiche di queste settimane.