Severino, respinto ricorso: De Magistris e De Luca di nuovo in bilico

La Corte Costituzionale ha rigettato, come infondato, il ricorso presentato sulla legge Severino e in particolare sulle norme relative alla sospensione degli amministratori locali condannati, anche in via non definitiva, per determinati reati.
In altre parole, la Consulta ha deciso che la Severino è costituzionale mettendo di nuovo a rischio la posizione del sindaco di Napoli Luigi De Magistris e quella del governatore della Campania Vincenzo De Luca che adesso dovranno attendere la pronuncia della giustizia ordinaria per sapere se potranno restare o meno in carica.

La Consulta ha preso questa decisione dopo una breve camera di consiglio. La questione dichiarata “non fondata” riguardava l’articolo 11 del decreto legislativo, entrato in vigore nel gennaio 2013, con cui si prevedeva l’applicabilità retroattiva della norma che stabilisce la sospensione per 18 mesi di sindaci, assessori, presidenti o consiglieri provinciali, condannati con sentenza non definitiva. Il ricorso era stato presentato dal sindaco De Magistris.

A essere in bilico, va precisato, non è il governo della Regione Campania ma la posizione di De Luca. Il presidente infatti, se sospeso, verrebbe sostituito per 18 mesi dal suo vice Fulvio Bonavitacola che assicurerebbe comunque la guida a Palazzo Santa Lucia.

DE LUCA: “NON MI RIGUARDA, MIO CASO DIVERSO”

“La decisione della Corte Costituzionale – che ha ritenuto infondato un unico dubbio di costituzionalità sollevato a suo tempo dal TAR Campania nella vicenda De Magistris – non ha alcun rilievo giuridico per quanto riguarda la mia vicenda.

Sono ben più numerosi e di diverso spessore giuridico i rilievi di costituzionalità che la Corte sarà chiamata a valutare su remissione del Tribunale civile di Napoli per la mia vicenda. È penoso e propagandistico il tentativo di fare confusione fra le due distinte vicende.

Sono molti i dubbi di costituzionalità della legge Severino e la decisione odierna ne ha ritenuto infondato solo uno, peraltro non fra i più rilevanti. Fino alla pronuncia della Corte costituzionale sul mio specifico caso (allo stato si è ancora in attesa di fissare l’udienza) continuerò ad esercitare regolarmente e legittimamente le mie funzioni”.

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