Irpinia lost

Sono uscito stasera ma non ho letto l’ordinanza (ed è stato un disastro)

Ore 22.30 di venerdì sera, si parte per la prima vera serata in un locale da tre mesi a questa parte. Avrei preferito uscire per l’aperitivo ma gli eventi hanno deciso: andar fuori a un orario normale nella normalità e balordo per la Fase 2. In macchina la radio passa “Oroscopo” di Calcutta che inizia così: “Sono uscito stasera ma non ho letto l’oroscopo”.

Io avevo letto le ordinanze e parte dei decreti, invece. E prima di mettermi in macchina ero abbastanza sicuro che entrare in un posto con licenza di ristorazione avrebbe preservato me e la mia serata da spiacevoli sorprese. Bar e “baretti” devono chiudere alle 23.00 in Campania. Pub e ristoranti no. E allora via verso i secondi, ma col passare dei minuti senza troppa convinzione. Avevo ragione…

Nel locale c’è qualcuno. Tutti composti. Cartelli, distanza, amuchine varie, segnali a terra. Saluti ai proprietari. Avrei voluto abbracciarli, abbracciare tutti. Ma non si può. “Che cos’hai fatto in questi mesi?”. “Niente”. Domanda e risposta ai tempi della Fase 2.

Ordino tagliere e bicchiere, mi sento nella piena legalità. Ma alle 23.00 arriva il controllo. Che dura un bel po’, con i proprietari che però spiegano “Siamo un ristorante con somministrazione…”. Io nel frattempo mi sento un po’ in colpa ad aver ordinato un misero tagliere. Ma sono disposto a prendere carni, pani e pesci se questo è il volere della Forza Pubblica.

Forza Pubblica che, diciamoci la verità, è composta da esseri umani che leggono ordinanze e disposizioni come tutti. E se i provvedimenti sono scritti in un modo non puoi farci granché. Ordinanze che tra l’altro lasciano spazio a interpretazioni con una serie di “si raccomanda”, “quando è possibile”.

Nel caso della tipologia di locali le cose dovrebbero essere più semplici. E invece no, neanche in quel caso lo sono. Perché ad esempio un pub, che non esiste come definizione tecnica in Italia ma è comunque citato nell’ordinanza regionale, avrà continue crisi di identità a seconda dell’orario. Prima delle 23.00 e dopo le 23.00. E come si fa? Costringi i clienti ad abbuffarsi fino alla morte? Puoi mangiare panini ma senza birra?

Il controllo termina e io intanto posso ordinare un secondo bicchiere e un’altra cosarella da mettere in bocca. Nel frattempo la movida di paese, che movida non è, si dissolve. I proprietari e i pochi clienti coraggiosi continuano a parlare di comportamenti, leggi. Di cosa si potrà fare e non fare. Intorno il deserto, il silenzio. Lo stesso di due mesi fa. Siamo distanziati sociali in Alta Irpinia, lo sapevamo. Ma viviamo in Campania, nella terra dei “baretti” di Chiaia che possono anche decidere vita, morte e miracoli di migliaia di esercenti e clienti del resto della regione.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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