“La politica riconquista la fiducia dei cittadini solo se ha il coraggio di mettere prima di tutto le questioni sociali , questo è Il Pd che dobbiamo costruire“. Non lascia spazio a dubbie interpretazioni l’analisi di Roberto Speranza. L’ ex Presidente del gruppo Pd alla Camera, in tour elettorale per il no alla riforma costituzionale, è intervenuto questa mattina ad Avellino presso Palazzo Caracciolo.
Tema dell’Assemblea pubblica Fuori le idee per un altro PD. “Sono profondamente preoccupato perché ci troviamo di fronte alla più lunga campagna elettorale della storia della Repubblica. Era il mese di maggio e partivano i banchetti per il referendum costituzionale. Il messaggio – spiega Speranza – non aiuta perché se entri in un bar, se parli nel luogo di lavoro, in una scuola, in un’università, ti rendi conto che la vita dei cittadini sta su altri binari. Le preoccupazioni sono legate alle esistenze della vita quotidiana e noi da mesi stiamo a litigare in maniera incomprensibile sulla vicenda istituzionale. Se vogliamo prosciugare quella rabbia, quell’inquietudine profonda, quella rottura vera che c’è tra i nostri cittadini e che porta anche ad alcune scelte, ed il Movimento Cinque Stelle infatti è l’espressione di una rabbia reale che c’è tra le persone comuni, dobbiamo rimettere al centro come priorità assoluta la questione sociale, la lotta contro le disuguaglianze: la storia vera della sinistra. Ripartiamo dagli ultimi, da chi non ce la fa più, ridiamo il senso ad una politica che serve per far avanzare la nostra comunità”, è il passaggio centrale del suo intervento. Poi Speranza parlando dell’imminente referendum costituzionale del 4 dicembre continua: “E’ un passaggio importante ed è giusto battersi nelle prossime settimane per la vittoria del no ed io lo farò con convinzione. La legge elettorale e la riforma costituzionale sono profondamente legate e sommandosi cambiano la forma di Governo sostanziale del nostro paese, in una formula inedita, il Governo del capo. Anche il rapporto tra Stato e Regioni è legato a questo punto. Chi sta a Roma, chi vince ha in mano tutto“.
Non è mancata una riflessione sul rischio che le decisioni in materia energetica potrebbero essere calate dall’alto, imposte al di là della volontà della popolazione. “Una questione che mi sta particolarmente a cuore“, ha osservato Speranza che tra l’altro è originario della Basilicata, terra che consce bene la vicenda petrolio. “Temi che vi riguardano da vicino: il petrolio, l’ energia. Questa riforma prevede che produzione, distribuzione e trasporto di energia da competenze concorrenti diventino competenze esclusive dello Stato: tutto il potere di decidere al centro e noi su questo abbiamo l’obbligo di informare i cittadini dei rischi che si corrono“. Poi una stoccata nei confronti del Premier: “Se Renzi pensa che questo voto serva per decidere il Capo del Governo italiano sta sbagliando di grosso perché la Costituzione è un’ altra cosa”.
Massimo Paolucci ironico sui sostenitori del sì e afferma: “Per loro è sempre una grande occasione, è sempre un treno irripetibile. Era una grande occasione lo scioglimento delle province , poi basta andare da un Sindaco o da un consigliere comunale per vedere come buttano il sangue per riparare una strada perché non esiste più un organismo intermedio. Era un’occasione irripetibile il jobs act, ma così non è stato, finiti i soldi sono finite le occupazioni a tempo indeterminato e i licenziamenti sono aumentati del 28,4%. E’ sempre una grande occasione“. E durissimo a chi al ragionamento di merito sul no al referendum costituzionale risponde con il “fuori fuori” della Leopolda o a chi dice siete attaccati alle poltrone risponde : “Speranza ha lasciato la sua poltrona dimettendosi da capogruppo del PD per sollevare il problema gigantesco della legge elettorale. Ed io voto no alla riforma costituzionale da dirigente del PD, voto no da Vice Presidente del gruppo PD a Bruxelles al Parlamento europeo e lo faccio sapendo che corro dei rischi. Lo faccio sapendo che c’è un lavorio in corso per non rieleggermi a Vice Presidente, ma come dice un mio vecchio caro amico: si può perdere una battaglia politica ma non si può perdere la propria dignità“.
Sono intervenuti inoltre Marco Sarracino, l’ex senatore Andrea De Simone e Francesco Todisco. Todisco ha fatto gli onori di casa ed introdotto la discussione con una relazione nella sostanza sugli effetti che potrebbe avere la riforma costituzionale sul nostro ordinamento e sul nuovo Senato: “Voterò no perché non mi convince un Senato che un po’ fa la Camera delle autonomie e un po’ continuerà a svolgere le funzioni precedenti. Non si capisce perché quella che si dice essere la Camera delle autonomie, una Camera che dovrebbe regolare i rapporti fra le Regioni e gli enti territoriali dello Stato, debba poi votare due componenti della Corte Costituzionale. Questo Senato complica ancora di più il procedimento legislativo. L’esigenza di semplificazione si complica con un procedimento che diviene ancora più confuso”. Sempre sul nuovo assetto di Palazzo Madama: “Non concepisco perché ci debbano essere dei senatori che un po’ fanno i senatori e un po’ fanno i consiglieri regionali, un po’ i Senatori un po’ osSindaci con cinque senatori di nomina presidenziale legati al settennato del Presidente della Repubblica. Tutto ciò complica assai la funzione legislativa del paese. Voterò no perché si è determinata ancora più confusione nel rapporto fra Stato e ordinamento territoriale: ciò porterà a maggiori contenziosi davanti alla Corte Costituzione. E se noi abbiamo un problema in questo paese è quello della produzione legislativa“.