Mario Pagliaro (ex responsabile Ambiente PD provinciale, animatore del blog Vertenze Ambientali), non è la prima volta che la interpelliamo per parlare di ambiente. La Regione Campania ha detto no alla costruzione di nuovi inceneritori. Soddisfatto?
Molto e anche un po’ sorpreso. Io ero tra quanti hanno criticato la nuova legge regionale sui rifiuti perché lasciava spazi di ambiguità sulla realizzazione di nuovi inceneritori. Sono stato felice di leggere la nota del vicepresidente Bonavitacola di qualche settimana fa che chiarisce la posizione della Campania sull’argomento. Ma non perché io sia contro gli inceneritori, piuttosto perché credo che senza una filiera rifiuto funzionante ed efficiente questi impianti siano inutili. La Regione invece ha scelto di intervenire a monte, sull’organizzazione della filiera, sul potenziamento della raccolta differenziata e il compostaggio, e mi sembra una gran cosa.
Una scelta che ha provocato le reazioni di sindaci e comitati qui in Irpinia. E’ accaduto a Chianche, a Conza della Campania e sta accadendo nell’area di Pianodardine dove è previsto l’ampliamento dello Stir. Proviamo a mettere ordine: questi impianti di compostaggio o biodigestori inquinano o no?
Il compostaggio non ha impatto ambientale, e dirò di più: il compost non puzza. Se puzza bisogna denunciare chi gestisce gli impianti perché evidentemente non sta facendo bene il proprio lavoro. Il punto è un altro.
Prego.
I comitati dappertutto svolgono il loro ruolo che consiste nel portare alla luce un’esigenza di pochi, di una parte della popolazione. Non sta a loro fare ragionamenti di sistema e sarebbe sbagliato aspettarseli. Il primo problema è che sempre più spesso i comitati stanno diventando gruppi di reazionari, infarciti di professionisti del comunicato stampa, trombati alle elezioni che si ritagliano visibilità nella costante azione di contrarietà a tutto quello che propongono o fanno i loro avversari eletti. Stiamo arrivando all’idiosincrasia.
Però a protestare sono anche sindaci.
Il secondo problema sono loro infatti. E discende da quell’idea tutta italiana per la quale un partito per ottenere consenso debba affidarsi ai sindaci. Il partito dei sindaci! E allora accade che chi dovrebbe amministrare, fa politica. Ha necessità di essere eletto e portare voti, scende a compromessi, diventa un capopopolo e nella mediazione tra le diverse esigenze nascono le contraddizioni. Assistiamo a consigli comunali che sono diventati assemblee di condominio, dove non si ragiona mai in ottica sovracomunale, di sistema. In questa fase discutiamo del se fare gli impianti, in realtà dovremmo discutere di come farli. Si ha paura della monnezza, ma nessuno si interroga su come evitare di produrla. Ad Ariano Irpino, dove tutti abbiamo partecipato alla battaglia per la discarica di Difesa Grande, ancora oggi si registra una delle percentuali di differenziata più basse della provincia e il sindaco Gambacorta in un incontro con l’area Ufita ebbe il coraggio di sostenere che fosse diseconomico andare oltre il 30%. A me, e ritorno alla sua domanda sul se il compostaggio inquina, non scandalizza la scelta di realizzare impianti in una provincia che ne ha soltanto uno, a Teora. Un impianto che tra l’altro non produce introiti perché il compost non viene messo in commercio o riutilizzato.
E cosa la scandalizza?
Che i sindaci di Conza e Chianche, nel dare disponibilità a ospitare un biodigestore nel loro comune, non lo abbiano fatto rientrare in un discorso complessivo di territorio. A Chianche il biodigestore avrebbe senso se al suo interno finissero gli scarti organici della produzione del Greco di Tufo e l’umido dei paesi limitrofi. Se invece arriveranno camion da lontano e la gente non sentirà mai quella struttura come qualcosa che le appartenga e produca un beneficio per il territorio. Ogni Comune dovrebbe avere il suo piccolo compostaggio, qui invece si ragiona sempre sulle grosse dimensioni: mega impianti per qualche posto di lavoro.
Nel variegato fronte del No ci sono posizioni molto diverse. Alcuni sindaci dell’Alta Irpinia hanno sostenuto nei giorni scorsi la non contrarietà agli impianti purché inseriti in aree industriali e non in aree verdi. E’ anche questo un voler rincorrere i desiderata dei comitati?
Premesso che il compost potrebbe farsi anche in campagna perché, ribadisco, non inquina, sono d’accordo con loro: andrebbe fatto in aree destinate alle attività produttive per una ragione molto semplice. Abbiamo in Irpinia credo 118 Pip, uno per comune. Per realizzarli abbiamo speso milioni di euro, li abbiamo urbanizzati. Perché dovremmo consumare altro suolo edificando in aree verdi, quando abbiamo interi Pip vuoti? Continuiamo a sprecare fondi. Faccio un altro esempio: l’area del fiume Sabato è interessata dal Contratto di fiume al quale tutti gli amministratori si sono detti interessati, sebbene ancora non sia partita. Però diversi comuni hanno già presentato singoli progetti che riguardano quel corso fluviale. Ora io mi chiedo: la rete dove è? A cosa serve bonificare a valle se a monte non si fa altrettanto? Gli amministratori dovrebbero avere la capacità di decidere e individuare priorità. Io ho molto apprezzato la posizione dell’assessore all’Ambiente del Comune di Avellino Augusto Penna perché è troppo comodo dire “ricorro al Tar” demandando ai tribunali la scelta. Deve decidere l’amministrazione: se sbaglia, va a casa. Avellino deve voltare pagina rispetto alle gestioni dei rifiuti dei vari Galasso e Festa, deve fare il capoluogo e non il paesello. Deve entrare nell’ottica che Pianodardine non è una zona a vocazione residenziale anche se purtroppo all’interno vi sono nuclei abitativi, e deve chiedere che vengano realizzati impianti adatti, depuratori, anziché demonizzare il compostaggio e magari aprire la strada agli inceneritori.
Lei che soluzione vede per lo Stir?
Lo Stir non centra nulla con l’inquinamento di Pianodardine e della Valle del Sabato. Se lo fa, se puzza, è perché funziona male e allora bisogna mandare a casa chi lo gestisce perché non sta lavorando bene. La verità è che il modello irpino di gestione dei rifiuti è in crisi, è fermo al Paleolitico, perché IrpiniAmbiente è una riserva elettorale e nulla più nei confronti della quale i sindaci vivono una sudditanza imbarazzante. Se nevica, IrpiniAmbiente può permettersi di non effettuare la raccolta in base a valutazioni sulla praticabilità delle strade. Valutazioni del tutto opinabili, ma noi paghiamo, i sindaci pagano per quel servizio.