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Tour dell’Appennino in solitaria, la tappa di Ivan a Sant’Angelo dei Lombardi

Attraversare l’Appennino in bicicletta da solo, da Reggio Calabria a Savona per poi tornare a Milano. Sotto la pioggia, su strade spesso impraticabili. Quella di Ivan Negretti è un’impresa di questi tempi. Giovedì mattina ha lasciato l’Irpinia, partendo da Sant’Angelo dei Lombardi per arrivare nel pomeriggio in Molise. “Opero in un progetto con la Onlus Oceanus, che lavora in Grecia con le imbarcazioni per la tutela dei mari. Si organizzano viaggi con persone disabili e ci occupiamo di segnalazioni di situazioni critiche nel mare, di sversamenti di rifiuti…“.

Cosa c’entra tutto questo con le aree interne italiane? Semplice, dice Ivan. “Abbiamo deciso di estendere la nostra attenzione sull’ambiente anche sull’entroterra. Questo è un tour in avanscoperta. E allora eccomi a Sant’Angelo. E’ stata dura sotto la pioggia, ho attraversato strade decisamente pericolose dalla Calabria all’Irpinia. Per capire cosa prova un ciclista su certe strade, bisognerebbe mettersi qualche centimetro al di là della linea gialla sui binari e lasciar passare un treno. Ovviamente non fatelo mai per nessuna ragione, ma la sensazione che proviamo in bici con i tir e le macchine è un po’ quella“.

La tappa di oggi la chiamerei L’attesa. L’attesa che smetta di piovere, l’attesa di trovare un alimentari, l’attesa di fare l’ultima salita di 6 km e vedere che non finiva mai. Questo è il paese dei ciclisti e a vedere le strade di velocisti non ne verranno mai fuori. Spero solo una cosa alla fine di tutto, che smetta di piovere….

E allora si arriva alla seconda domanda. Perché farlo? Perché rischiare?Per creare una traccia, per sensibilizzare le istituzioni sulla cura delle vie di collegamento, per provare a ragionare sul fatto che le ciclabili rappresentano una grande occasione per un turismo diverso. E’ la moda del momento, lo so bene. Ma altrove funziona, qui c’è davvero poco per i ciclisti ed è un peccato“.

  

A Sant’Angelo viene accolto dall’amministrazione che ha patrocinato insieme ad altri il progetto. C’è il consigliere Michele Policano e l’ormai radicalissimo ciclo-team del Metetore con Pasquale, Costantino e Andrea. Ivan è attrezzato e riprende con uno smartphone potente e impermeabile. Tutto. Le vacche, gli incontri, la nebbia. Parliamo del fatto che nelle vicinanze è prevista una ciclovia potenzialmente affascinante, che segue il percorso dell’Acquedotto pugliese da Caposele a Leuca. Ormai se ne discute da anni, il ministro che l’ha prevista non c’è più e i vari enti non hanno ancora trovato la quadra. “In effetti si parla tanto di ciclabili – dice Ivan – ma una vera ciclovia significa servizi, accoglienza, cartellonista, manutenzione. Come quelle europee o di Veneto e Trentino. Solo che si può anche partire dalle associazioni e dalle amministrazioni e poi mettere su strada il tracciato definitivo“. Non siamo convintissimi, ma intanto Ivan parte e prosegue il suo tour. “D’accordo – dice Ivan – ne riparleremo. Ma da parte mia resta comunque importante testimoniare i paesaggi e le persone, le Dolomiti Lucane e il Pollino, l’ingresso in Irpinia nella valle del Sele. A presto“.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

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