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Tutti a scuola di DAD/3: interrogati Iannaccone, Miele e Scotto Di Vetta

Anno nuovo, questione passata, perché non superata e destinata a far discutere ancora. Nel nostro percorso che guarda la didattica a distanza attraverso gli occhi dei docenti, approdiamo ora a tre insegnamenti che senza pratica e presenza possono definirsi “monchi” ma che, con spirito d’inventiva e impegno, sono stati adattati all’emergenza: musica, sala ed enologia.

Organizzazione scolastica

Diego Iannaccone è un musicista irpino e un insegnante di musica e sostegno (questione che approfondiremo in separata sede) presso le classi della secondaria di primo grado dell’I.C. 70 Marino Santa Rosa di Napoli, nel quartiere Ponticelli. Ci racconta la sua situazione: «Sono precario, ovvero non abilitato e senza ruolo. Quest’anno mi occupo di sostegno per due ragazzine di seconda e terza media, nei tre accademici precedenti ho insegnato sempre musica, e continuo a collaborare con i colleghi della materia per le attività laboratoriali. Ho partecipato anche a progetti di potenziamento sulle classi cosiddette “ponte”, nelle quarte e quinte elementari». La nomina di Iannaccone quest’anno è arrivata in ritardo, «a causa della bolgia provocata dalle nuove Graduatorie Provinciali per le Supplenze che si sono andate ad incrociare con le Graduatorie d’Istituto. Sono stato chiamato prima per una supplenza di musica, ma poi ho ricevuto la nomina da GPS sulla cattedra di sostegno, e ho preferito accettarla. Mi rendo conto di essere un privilegiato. Conoscevo già la scuola, il “famigerato” registro elettronico, i colleghi, gli alunni, compresi quelli delle prime (grazie al potenziamento). Per chi ha iniziato quest’anno, o proveniva da altre scuole, non è stato così facile». L’organizzazione oraria dell’istituto è cambiata nel corso dei mesi. La versione definitiva, attualmente in atto, è costituita da «6 videolezioni quotidiane da 45 minuti, dalle 8 alle 13, con mezz’ora di spacco a metà mattina».

Rosario Miele, invece, insegna Laboratorio di Enogastronomia – settore Sala e Vendita presso l’IISS Luigi Vanvitelli di Lioni, agli allievi del triennio e agli adulti dei corsi serali (foto di repertorio in basso). Un istituto che per lui è una vera famiglia, e che definisce «molto organizzato per la Dad. Certo, con enormi variabili, legate non solo alla normale attività didattica di routine (orario scolastico, programmazioni, ecc..), ma soprattutto per la gestione dei laboratori di settore, con controlli su acquisti e stoccaggio merci sempre nel rispetto delle norme HACCP. Infatti, abbiamo garantito la presenza a scuola degli studenti per i quali non appare praticabile la Dad, per l’uso dei laboratori, così da mantenere una relazione educativa capace di realizzare una reale ed efficace inclusione». Rispetto alle lezioni in presenza, l’impegno di lavoro è aumentato: «Oltre al normale orario scolastico, bisogna aggiungere tutto quello che ruota intorno all’organizzazione della lezione e alla parte non didattica. Ma tutto questo, non ci ha spaventato, e lo dimostrano le tantissime iniziative attivate. Come la video-challenge, «con gli studenti che, muniti di telecamera e grande creatività, hanno dato vita ad una vera sfida tra tutti i compagni di scuola; oppure “Il Natale che vorrei… me lo leggi in faccia!”, dove i ragazzi hanno scritto desideri e speranze direttamente sulle mascherine indossate».

Fabrizio Scotto Di Vetta, infine, è docente di Viticoltura ed Enologia al triennio superiore e al corso di specializzazione post-diploma presso l’ISS “De Sanctis – D’Agostino” di Avellino. Ci racconta che la scuola è organizzata per consentire «una didattica integrata a distanza (DID), ossia una parte della classe in presenza (circa il 50%) e la restante parte a distanza in modalità sincrona. Il tutto è stato possibile poiché durante i mesi estivi, a seguito dell’emanazione delle Linee Guida del MIUR, sono stati realizzati dei lavori di cablaggio per il potenziamento della rete, oltre alla predisposizione di webcam e monitor in ogni aula. In questo modo l’alunno che segue da casa vede sul suo display il docente che in quel momento fa lezione anche alla lavagna agli alunni presenti in classe. Ogni settimana ogni gruppo si alterna in presenza ed a distanza, ad eccezione dei diversamente abili e dei DSA che risultano sempre in presenza, e degli alunni fragili che risultano sempre a distanza. Per realizzare questo tipo di didattica, sono previste ore ridotte a 50 minuti e pause ogni 100 minuti, per evitare affaticamenti degli alunni che seguono da remoto».

 

Caratteristiche della materia e gestione in DAD

 «I ragazzi delle scuole medie sono in un’età di transizione, hanno bisogno di essere continuamente stimolati e motivati. Ho sempre cercato di favorire l’apprendimento attivo – commenta il professor Iannaccone – Imparano più velocemente se “fanno” e, grazie anche alla tendenza della scuola dove lavoro a partecipare a progetti di vario tipo, abbiamo realizzato diversi prodotti: gli alunni hanno scritto canzoni, le hanno registrate, ne hanno girato i videoclip, e hanno vinto anche dei premi. In futuro ricorderanno più facilmente gli argomenti trattati se li assoceranno a una bella esperienza. La DAD per una materia come la musica è un po’ frustrante. Non si può cantare o suonare insieme, e la cosa immediatamente fattibile è la teoria, perciò facilmente si diventa noiosi. Io ho cercato di approfittare della permanenza forzata davanti al computer (o meglio, davanti al cellulare, che resta comunque il mezzo più usato dai ragazzi per seguire le lezioni) e far conoscere agli alunni delle applicazioni per fare ed ascoltare musica, a partire da YouTube o da un semplice metronomo per arrivare a software di scrittura, registrazione, campionamento. Per Natale, i ragazzi hanno riscritto i testi di alcune canzoni a tema, creando delle strofe ironiche e divertenti, rifacendosi alle esperienze del lockdown e della DAD, ed è stato realizzato anche un video. È un modo per tenere in moto non solo la creatività, ma anche il senso di comunità».

«Sapere e saper fare» è, invece «la perfetta alchimia della mia disciplina – racconta il professor Miele – Le lezioni in presenza, normalmente, sono organizzate con una pianificazione che tiene conto sia della parte relativa alle conoscenze che della parte relativa alle abilità». Ecco un esempio pratico: «Nella programmazione della lezione sull’impiego dei Vermouth nella miscelazione internazionale, oltre all’utilizzo di libri di testo, presentazioni PowerPoint o video, bisogna prevedere l’esatto periodo in cui svolgere la lezione in quanto è legata anche alla pianificazione del magazzino (acquisto generi). Poi bisogna far operare gli alunni, con relativa attenzione agli aspetti igienici e di sicurezza, legati al lavoro di gruppo. Per la mia disciplina, la DAD o DDI, può solo essere di supporto e tamponare situazioni di emergenza, ma non si può immaginare che possa sostituire il laboratorio. Viene a mancare uno degli aspetti fondamentali, quello di sperimentare, provare e verificare i risultati, operazioni possibili solo con attrezzature adatte a tali scopi. Quello che ho potuto fare, è stato tener viva la curiosità nei discenti, cercando di far realizzare a distanza delle preparazioni, che poi venivano restituite tramite file fotografici o piccoli video, giocando con quello che è il loro mondo».

«Prima dell’epidemia, affrontavo la lezione in classe per la teoria ed in cantina e in azienda per le attività di esercitazione – aggiunge il professor Scotto Di Vetta – Su tutta la filiera produttiva dei prodotti vitivinicoli in particolare e, sulla intera filiera agroalimentare in generale. Attualmente svolgo la lezione in DAD dal mio ufficio, collegandomi con gli alunni che seguono dalle rispettive residenze, mentre quando programmo delle attività sperimentali con i ragazzi mi reco presso l’Azienda Agraria dell’Istituto dove con dispositivi mobili svolgo la lezione pratica, come l’attività di potatura della vite, di pratica enologica e/o le analisi chimico-fisiche ed organolettiche sui vini».

 

Problemi e vantaggi generali

Il primo problema resta, all’unisono, quello delle infrastrutture dedicate alla digitalizzazione. «Le reti in Italia non reggono questa sovrabbondanza di connessioni e il costo è anche abbastanza alto – ammette Iannaccone – In particolare le videolezioni richiedono un flusso notevole di dati e si resta spesso a corto di Giga. Ci sono state delle agevolazioni, ma non tutti possono usufruirne, come non tutti possono permettersi un dispositivo in grado di mantenere una connessione affidabile. Molte scuole si sono adoperate per fornire computer o tablet a chi non l’aveva, ma non sempre questi strumenti funzionano o chi li usa li sa far funzionare. Siamo ancora molto distanti da quell’uguaglianza che dovrebbe essere alla base del diritto allo studio. Inoltre, bisognerebbe avere terminali dai software sempre aggiornati, per utilizzare al meglio tutte queste tecnologie che si evolvono così rapidamente».

Miele conferma «carenze nella banda di connessione sia in download che principalmente in upload. In merito ai dispositivi, il nostro Istituto si è attivato prontamente, cercando di sopperire alle mancanze e fornendone in comodato d’uso agli studenti. Per quanto riguarda la mia disciplina, le carenze sono legate all’aspetto “emozionale” che abbraccia tutti e cinque i sensi. Non esiste un dispositivo digitale capace di condividere tali aspetti».

«Le uniche difficoltà riscontrate con la DAD sono riferite ad alcuni collegamenti con qualche alunno che aveva problemi di connessione, in quanto la zona in cui risiede ha una copertura internet molto debole. Per loro garantita la presenza continua, senza alternarsi, una volta tornati a regime con la didattica integrata – commenta Scotto Di Vetta – La DAD, o meglio ancora la DID, è uno strumento che ha il suo lato positivo, in quanto consente  di far seguire le lezioni anche l’alunno che per vari motivi non può andare a scuola. Certo, perché tutti possano goderne, bisogna realizzare i lavori come sono stati eseguiti presso l’istituto dove insegno. In questo modo anche agli studenti che sono costretti a restare a casa, ad esempio per motivi di salute possono restare in pari. Questo è possibile realizzando cablaggi, e dotando ogni aula di webcam e monitor».

 

Cosa bisogna  fare per apportare ulteriori miglioramenti all’esperienza DAD?

«Auspico una semplificazione, soprattutto a livello burocratico, di alcuni iter istituzionali. Ci troviamo sempre a compilare un mare di scartoffie, molto spesso ridondanti, chissà se qualcuno le leggerà mai. Questo va a discapito del tempo che potremmo dedicare agli alunni e all’insegnamento» è il parere di Diego Iannaccone, che sottolinea: «Non eravamo preparati a questa emergenza, ma è sotto gli occhi di tutti che nel nostro paese siamo sempre in ritardo, in una situazione precaria. Da quanto tempo andavano banditi i concorsi? E lo stato in cui versano molti Istituti Scolastici? La priorità è certamente fare in modo che ogni studente (e docente) abbia a disposizione una connessione e un computer decente. Potrebbe essere utile anche a livello nazionale creare qualche progetto con case editrici e aziende che creano app e software per mettere online risorse accessibili da tutti: i libri multimediali esistono, perché non acquistare delle licenze a livello ministeriale e creare degli archivi online di materiali? La DAD è uno strumento utilissimo, ci ha salvato in questi mesi di distanziamento forzato. In una condizione di emergenza è l’ideale per garantire a tutti il diritto allo studio, e io mi auguro che anche quando questo periodo volgerà al termine, continui ad essere utilizzata per semplificare e velocizzare tante pratiche. Spero che diventi presto di supporto e potenziamento alle attività in presenza, che sono necessarie, fondamentali per uno sviluppo completo degli esseri umani, della sfera affettiva ed emotiva, comunicativa e relazionale».

«Vi sono tanti aspetti positivi nell’utilizzo della DAD che, se ben armonizzati con la didattica in presenza, potrebbero migliorare notevolmente l’aspetto didattico sia per gli alunni che per i docenti – conclude Rosario Miele – Penso ad esempio all’ottimizzazione dell’orario di servizio, ai corsi di approfondimento pomeridiani, alle riunioni collegiali. Ecco, l’utilizzo ideale, non può andare solo verso una direzione, ma è solo il giusto equilibrio di entrambi che può garantire l’eccellenza».

Infine, Fabrizio Scotto Di Vetta afferma che «con opportuni potenziamenti di rete, con aule didattiche adeguate progettate in modo moderno e monitor e webcam di qualità, si può pensare anche ad un futuro che possa dare la possibilità al docente di offrire la propria spiegazione in qualsiasi luogo si trovi».

Rosaria Carifano

Giornalista nonostante tutto, autrice per caso. Insegno danza e cerco cosa abbiano in comune un corvo e una scrivania.

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