Quella che ha raccontato su Facebook Roberto Buglione De Filippis, esponente di Potere al Popolo ma soprattutto ragazzone che vive la provincia facendo gastronomia e cultura, è una meravigliosa non-storia. Le signore che sul pullman danno coraggio a Omar, gambiano, fanno integrazione: quella naturale, genuina, senza concetti e soprattutto preconcetti. Si chiama umanità. E infatti il post è virale, il bus diventa luogo simbolico come già avvenuto per altre dinamiche ben più note. E’ un flash, solo una fotografia. Ma una bella fotografia, soprattutto se messa a confronto con i terribili fatti dalla Liguria, un cane aizzato dai bagnanti contro un “negro” e la conseguente caccia alla strega “buonista” che ha denunciato tutto.
Non c’entra il Sud, non c’entra l’Irpinia. Qui non tutti la penserebbero come Buglione o le signore. La diffidenza e la paura non mancano, non tutti i sindaci e i cittadini sembrerebbero favorevoli a un centro per rifugiati. E allora cos’ha di meraviglioso tutto questo al netto del confronto con altri fatti, dal tentato stupro delle rumene a Sturno all’ordinaria intolleranza raccontata da media e social? La meraviglia, a parere di chi scrive, è la normalità. Quella che è presente anche nei paesi degli Sprar, nei ragazzi italiani che quotidianamente stanno coi rifugiati senza clamori. La normalità è la vera integrazione. Così potrà essere anche normale ricordare fatti negativi che coinvolgono i migranti: gli episodi negativi ci sarebbero e probabilmente pure ci saranno in provincia di Avellino. E’ normale che una signora tratti il gambiano come un forestiero normale. Facendo domande come le nostre nonnine sanno fare quando ti guardano e chiedono “a chi appartieni?”. Il gambiano Omar non appartiene a nessuno adesso, appartiene alla terra e basta. Normale no?