L’ex vescovo di Sant’Angelo dei Lombardi, Franco Alfano, esprime la sua gratitudine nei confronti dei giornalisti che sul campo e nelle redazioni da settimane raccontano l’emergenza coronavirus e contrastano le fake news.
In un videomessaggio, ripreso anche dal presidente dell’Ordine Ottavio Lucarelli, l’attuale arcivescovo della diocesi di Sorrento-Castellammare afferma: “Dico grazie a te giornalista. Quanto abbiamo bisogno del tuo lavoro spesso nascosto ma assai prezioso, oggi in modo speciale. Siamo stati catapultati tutti dalla piazza reale a quella virtuale. Tutti sui social. Tu ci vieni in aiuto, ci metti per la strada. Ci devi stimolare a saper distinguere le notizie vere da quelle false, le notizie buone da quelle cattive. A non farci prendere dall’ansia, dalla confusione. Siamo nelle tue mani. Abbiamo bisogno del tuo aiuto. Quello che fai è prezioso perché ci permetti di riprendere fiato, di guardare in avanti e aiutarci a vicenda. Benedico il tuo lavoro e invoco la benedizione del Signore perché quello che stai facendo vada a vantaggio di tutti, aiuti tutti a guardare la realtà in modo più pacato e oggettivo e ci permetta di costruire assieme un domani migliore”.
Monsignor Alfano – lo ricordiamo – fu uno dei capitani coraggiosi della battaglia per salvare gli ospedali dell’Alta Irpinia a cavallo tra il 2010 e il 2012, anno in cui lasciò l’Alta Irpinia. Nella sua diocesi erano ben due le strutture ospedaliere finite nel mirino dell’allora Giunta regionale che, in nome di un necessario risanamento dei conti, fece passare in secondo piano la tutela della salute nell’area più orientale della Campania. “Penso che la Chiesa non debba assumere atteggiamenti passivi quando si tratta di difendere importanti diritti. Nessun compromesso se occorre tenere viva la speranza e la dignità di un territorio”, disse il vescovo in un’intervista al Mattino.
“Non sarò complice dell’uccisione della speranza”, aggiunse annunciando di voler prendere parte alla marcia per gli ospedali nel 2010. Centinaia di irpini, assieme a lui, la mattina del 12 ottobre partirono per Napoli. Il portone di Palazzo Santa Lucia restò chiuso e neppure Alfano venne ricevuto.
La battaglia venne persa in buona sostanza. Ma Alfano rimane simbolo di quegli anni. Bisaccia fu chiuso e negli anni a venire lentamente trasformato in un luogo dei servizi: non più ospedale, un ibrido fatto di residenze per malati terminali e anziani, persone con disabilità mentale e presidio di primo soccorso. Sant’Angelo dei Lombardi si salvò, ma con una drastica riduzione dei reparti e dei posti letto. Un ospedale non armato. Inadatto alla guerra. Come quella che oggi viviamo. In un territorio che in dieci anni ha continuato inesorabilmente a perdere abitanti, in un territorio con popolazione sempre più anziana. In un territorio che poco dopo quelle chiusure è stato individuato come terreno di sperimentazioni di politiche per contrastare la desertificazione umana, economica e sociale, che guarda caso passa anche attraverso la scarsità di servizi destinati alla salute delle persone.