Potremmo definirlo il candidato della ricostruzione. L’avvocato che da anni si batte perché i fondi del dopo-terremoto, tutti quei fondi previsti e stanziati dallo Stato, arrivino effettivamente nelle casse dei comuni. Oggi è in lizza per il Consiglio regionale con Campania Libera (per De Luca). Su ricostruzione e rinascita delle aree industriali abbiamo raccolto il pensiero di Giuseppe Vetrano.
Avvocato, Lei non ha parlato dei fondi per la ricostruzione in questa campagna elettorale. Perché?
Guardi, come molti sanno quella è stata la battaglia delle battaglie per me. Il fatto che non sia nelle azioni che sto svolgendo in questa competizione è semplice e complesso allo stesso tempo. Tutto il lavoro svolto è già in una legge regionale. Adesso la sfida sarà quella nel cercare di sbloccare i fondi a livello nazionale. C’è uno strano condominio tra Regione e Stato centrale sulla ricostruzione, puntiamo a risolverle. E’ chiaro che, se eletto, l’attività sarà di pungolo verso il Governo. Vincenzo De Luca conosce benissimo il problema.
In un certo senso si è parlato di ricostruzione anche in questi giorni, a proposito dei distretti industriali dell’Alta Irpinia.
Beh in campagna elettorale è facile presentare proposte.
Ma tra i vari incontri, ieri sera c’era anche il responsabile economia del Pd, Taddei.
Ah, non lo sapevo. Che hanno detto in sintesi?
In sintesi i candidati del Pd, Palmieri in particolare, hanno consegnato una proposta che mira a far ottenere sgravi fiscali a chi investe nelle aree industriali in crisi. Che ne pensa?
Credo che in teoria sia un’iniziativa giusta, necessaria. Abbiamo colto altre opportunità, coglieremo pure questa. (si ferma, ndr). Ma davvero possiamo immaginare che lo sviluppo si possa creare con gli sgravi fiscali in un’epoca di concorrenza a livello globale?
Lei ovviamente crede di no.
Infatti. Ancora una volta si pensa a un indistinto rilancio delle zone industriali. Se c’è stato un fallimento è perché è fallito un modo di pensare l’industria. L’illusione dell’industria pesante è tramontata. Dobbiamo riconvertire, creare opportunità per l’agroindustria. Utilizzare quello che c’è. Non creiamo altre aspettative.
Potremmo obiettare che le industrie che funzionano bene e che generano posti di lavoro hanno poco a che fare con l’agroalimentare, vedi Ema o Altergon.
Questo è verissimo, io però parlo di direttrici generali. Quello che la politica è chiamata a fare è sviluppare o far sviluppare un ragionamento sensato, che in Irpinia si chiama agroindustria. C’è poco spazio per altro. Poi, è chiaro, gli imprenditori bravi vanno ugualmente sostenuti, magari a livello di infrastrutture. Lo sviluppo integrato è il grande sogno, ma va costruito. Non è più il tempo degli incentivi per uno sviluppo astratto, non verrebbe nessuno con la promessa di risparmiare qualcosa. Se poi c’è un genio locale, benissimo.
Conclusione?
Il ragionamento è semplice: l’Irpinia ha delle potenzialità, che non sono infinite. Un bravo politico coglie quelle potenzialità, indica una strada e la sostiene. Il resto è campagna elettorale.