Ci sono 300mila euro per costruire e formalizzare l’azienda zootecnica dell’Alta Irpinia, idea maturata nel progetto pilota. Per adesso sono state effettuate le interviste al mondo degli allevatori. A seguire indagini di mercato, comunicazione, animazione e definizione di un marchio che racchiuda tutte le produzioni. Se ne è discusso ieri all’Abbazia del Goleto di Sant’Angelo dei Lombardi, con sindaci e produttori.
Il capofila è l’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, diretto da Antonio Limone. Quest’ultimo ha tracciato il quadro: luci e ombre, controlli, buone e cattive prassi. Il presidente Ciriaco De Mita ha chiesto in sostanza poca filosofia e molti fatti.
“Qualità. Dobbiamo puntare solo su questa per creare interesse e indotto. Se noi non vendiamo qualità, non abbiamo niente altro da vendere. E se i produttori riuscissero a unirsi, se riuscissimo ad avere dei singoli marchi e poi ad arrivare a una sorta di made i Alta Irpinia, i benefici sarebbero enormi anche per l’artigianato e il turismo. L’Alta Irpinia, e lo dico da uomo della Bassa, è il territorio più pregiato della provincia”. Così Limone dopo una lunga relazione. Il direttore vorrebbe arrivare subito a singoli marchi (come l’agnellino di Carmasciano).
Mentre c’è chi, come il vicesindaco di Bisaccia Franco Tartarglia, spinge per il suo vecchio pallino: un marchio identificativo di tutti i prodotti e tutti i territori. Il tutto passa per il raggiungimento di determinati standard tra le varie aziende, ovviamente parliamo di numeri a tre zeri. sul territorio che da da Monteverde a Montella.
De Mita chiede praticità, del resto i fondi ci sono: “Io appartengo alla categoria di chi pensa soprattutto al presente, quella degli amministratori. E sono venuto oggi sapendo che la Regione ha finanziato, con un procedimento discutibile ma ha finanziato. Da ora in poi voglio riunioni che risolvano, non assemblee per riflettere in maniera approssimativa”.