Ultim’ora 104: addio ai disabili sui voli di linea | Non possono più salire sugli aerei: non sono graditi

Sedia a rotelle - foto freepik - irpiniapost
Ultim’ora 104: i disabili non possono più volare? La notizia che sta facendo discutere lascia tutti senza parole.
Nel mondo dei viaggi, siamo abituati a sentir parlare di ritardi, cancellazioni, bagagli persi. Ma ci sono situazioni che vanno oltre la solita disorganizzazione. E colpiscono nel profondo.
Chi ha esigenze specifiche, spesso, si trova a doversi muovere tra burocrazie complicate, moduli infiniti e risposte che arrivano sempre troppo tardi.
La tecnologia avanza, le compagnie parlano di “inclusività” e “accessibilità” nei loro slogan pubblicitari. Ma la realtà è spesso molto più cruda.
A volte, basta un centimetro in più – letteralmente – per cancellare un diritto. O per fare sentire una persona fuori posto. Come se viaggiare, per alcuni, fosse un lusso e non una libertà. La notizia che i disabili non possano prendere un volo di linea è a dir poco oltraggiosa. Ma vediamoci chiaro.
Disabili non graditi sui voli di linea
È quanto successo a Valentina: 25 anni, una carrozzina elettrica e un biglietto comprato con largo anticipo. La sua storia è stata ripresa da diverse testate, segno che ha colpito nel profondo. Aveva un progetto importante da seguire, un viaggio già programmato, documenti inviati, tutto confermato da Ryanair. Fino all’ultimo momento.
Poi, poche righe in una mail. Una comunicazione fredda a poche ore dal volo: il tuo dispositivo supera le dimensioni massime. L’imbarco è rifiutato. Senza alternative. Nessun supporto per riorganizzare. Nessun volo sostitutivo. Solo un rimborso, come se bastasse a coprire tutto ciò che è andato perso. L’impressione è che, ancora una volta, a non essere prevista sia stata la persona, non la carrozzina.

Il progetto (e la dignità) lasciati a terra
Valentina, riporta anche avvenire.it, doveva partecipare a “Keep Driven”, un’iniziativa europea sulla partecipazione attiva delle persone con disabilità. Un progetto costruito proprio per abbattere barriere. Ironico, no? Il viaggio non era una vacanza. Era un’occasione di rappresentanza, studio, confronto. E invece, è diventato un simbolo di ciò che ancora non funziona.
Perché non è solo una questione di carrozzine e centimetri. È una questione di ascolto. Di attenzione. Di rispetto. Ryanair ha risposto confermando che la carrozzina superava di 41 cm le misure consentite. Ma questa non è una storia di numeri. È una storia di tempismo mancato, di comunicazioni tardive, di scelte aziendali che parlano forte anche quando tacciono. A volte, non servono gesti plateali per escludere qualcuno. E quando il diritto a viaggiare diventa un privilegio riservato a chi rientra nei parametri giusti, la domanda non è più “cosa è andato storto”, ma “per chi stiamo davvero costruendo il futuro?