“Il valore economico del paesaggio c’è. In una prospettiva di sviluppo noi abbiamo bisogno di creare una nuova visione per legare locale e globale“. Ugo Morelli, saggista, psicologo, accademico, è ospite a Sant’Andrea di Conza. Festival di passaggio, terminato domenica scorsa. Gli organizzatori vogliono renderlo permanente proprio a Sant’Andrea, che dopo l’estate dà più di altri posti l’idea di una festa terminata troppo presto ma che offre costantemente il meglio in termini di accoglienza.
Nessuno pensa che gli studiosi abbiano la bacchetta magica per risolvere i problemi endemici legati a spopolamento e abbandono. Anche perché Morelli è realista. “E’ possibile che qualcuno torni dalle città a vivere qui? Difficile. In Irpinia e in province simili Non si torna. E tra l’altro penso che tornare non sia una bella espressione. Bisogna formarli e fermarli qui, i ragazzi. Altrimenti sarebbe un ritorno nostalgico, un legarli con assistenzialismo“. Nella sua lezione e nelle chiacchierate tra le sue strade di questo paesino, il professore fa esempi. Piccoli luoghi che ce l’hanno fatta. Al Nord, in molte occasioni. Da queste parti è decisamente più difficile e la soluzione non emerge. Servirebbero tante bacchette, magiche e non. Direttori di orchestra diversi, visionari e imprenditori. Sicuramente la soluzione non è negli eventi se questi non vengono accompagnati da attività, attrattive per gli stessi autoctoni.
“Il paesaggio bisogna viverlo o quantomeno fare in modo che sia vivo“, ripete l’architetto Mario Pagliaro. I paesi, soprattutto questi paesi, non possono essere vetrine. Sfruttare le potenzialità locali? L’artigianato? Sì ma anche queste espressioni si rincorrono da anni senza troppi risultati. E un bagno di realismo ci vuole, viene detto dal giornalista Generoso Picone. Perché non possiamo affatto diventare come la Toscana, non scherziamo, nonostante in molti convegni qualcuno continui a sostenerlo. La sensazione è che confronti del genere siano utili a sviluppare pensiero e azioni soltanto se accompagnati da un paese pulsante in un contesto pulsante, come questo. Si può fare? Intanto gli amministratori stanno coi piedi per terra.
C’è un Michele Di Maio, sindaco di Calitri, che continua a mostrarsi scettico sui percorsi delle “aree interne”, siano essi regionali o nazionali. “Si continua a ragionare sui servizi, ma si continua a dimenticare il lavoro“. Concetto espresso più e più volte dal primo cittadino nel suo mandato. E se è vero che il lavoro non lo offre lo Stato, che lo Stato difficilmente diventa imprenditore, è pur vero che dopo anni di sperimentazioni e progetti pilota le sue parole cominciano a essere inattaccabili. “Le risorse sono sempre troppo poche“, aggiunge. E le pale eoliche avanzano sullo sfondo, in altri comuni ma ben visibili. L’eolico è l’unico fenomeno realmente in espansione nell’Alta Irpinia sul versante lucano.
Il collega santandreano, Pompeo D’Angola, si mostra più possibilista sulla strategia area interne nonostante sia alla guida di una piccola comunità che difficilmente beccherebbe milioni di euro da questa o quella delibera. Perché c’è del positivo da queste parti. Anche Pietro Vigorito, presidente della Proloco Terre di Sant’Andrea, sembra soddisfatto della via intrapresa. “Rassegna teatrale, festa del libro, il jazz in inverno. Ora il festival di passaggio. A settembre e ottobre l’immagine del paese è cresciuta, ce lo dicono i numeri dei nostri canali social. Numeri che schizzano in concomitanza con appuntamenti del genere. Certo non organizziamo le grandi sagre, ma chiunque è stato qui, per eventi o scuola di formazione, ha rapporti stabili con noi. Il visitatore torna, si sente parte del paese, del paesaggio. Sant’Andrea ha margini di crescita importanti secondo me“. Sì, tutto questo striderà col paesaggio di qui a qualche settimana. La nebbia e il freddo, i vicoli in letargo. Sarà proprio così, sempre che qualche coraggioso non utilizzi la quiete per provare a reagire.