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Acqua, l’Irpinia aspetta ‘la volta buona’

Bisognerà procedere. Anche sull’acqua (nei giorni scorsi avevamo parlato disanitàetrasporti) la Regione Campania dovrà decidere quanto prima. Come previsto, il Governo in seguito allo Sblocca Italia impone il riordino del servizio idrico campano. Caldoro e i suoi ci avevano provato. Il 30 dicembre scorso una delibera di Giunta proponeva sulla base di quanto prodotto dalla commissione Ambiente – con parere negativo delle opposizioni – un nuovo schema organizzativo dei quattro Ambiti territoriali ottimali che andavano a costituire gli EIATO. Per l’Irpinia cambiavano diverse cose: al di là dell’accentramento a Napoli dei poteri decisionali, coi Comuni e i sindaci relegati a spettatori passivi delle scelte in materia di acqua; al di là della potenziale deriva privastica innescata dalla nuova legge regionale, in disaccordo peraltro con quanto stabilito dal referendum del 2011; al di là di tutto ciò, la nostra provincia si sarebbe ritrovata smembrata.La nuova perimetrazione degli Ato prevedeva il trasferimento di 16 Comuni irpini della Valle dell’Irno e del Vallo Lauro-Baianese (Avella, Baiano, Domicella, Forino, Lauro, Marzano, Montoro, Moschiano, Mugnano, Pago, Quadrelle, Quindici, Sirignano, Solofra, Sperone, Taurano) dall’ex Ato 1 Calore Irpino all’ex Ato 3 Agro Nocerino Sarnese e Vesuviano, con gestore unico la Gori Spa. La cronaca dei fatti da quel momento è nota. Sindaci e attivisti per l’acqua pubblica protestarono, il PD fece ostruzionismo presentando centinaia di emendamenti. Caldoro rispose inserendo la riforma del servizio idrico nella seduta sul collegato alla Finanziaria in una delle ultime convocazioni del Consiglio. Il numero legale venne meno rinviando il tutto automaticamente alla nuova Giunta e al nuovo Consiglio.Ora c’è tempo fino al 30 settembre 2015 per decidere. L’assessore all’Ambiente Giovanni Romano non siederà più sulla sua sedia, la maggioranza sarà di marca PD. L’Irpinia si aspetta una correzione puntuale di quello che era l’assetto della riforma. Lo attende la Bassa Irpinia e il solofrano-montorese; lo attende il resto della provincia. Che l’acqua sia una straordinaria – e al momento solo potenziale – risorsa per l’Irpinia ce lo siamo sentiti ripetere decine di volte, come un ritornello, anche nel corso della campagna elettorale. “Siamo il bacino idrico più grande del Meridionale”, diceva l’uno. “Il più grande d’Europa”, rispondeva l’altro. Ciò che è certo è che la provincia di Avellino ha un patrimonio idrico immenso generosamente messo a disposizione delle province e regioni limitrofe. Ma pagal’assenza di una politica dei ristori autorevole capace di recuperare risorse fondamentali per la salvaguardia di questo bene, a partire dall’implementazione delle reti colabrodo e la lotta al dissesto idrogeologico, e il sollievo delle casse comunali e delle tasche dei cittadini.De Luca questi temi li conosce bene: a novembre in una visita a Caposele ebbe modo ancora una volta di confrontarsi sul punto con gli amministratori e il locale circolo PD. Sapremo a breve, visti i tempi stretti dello Sblocca Italia, se sull’acqua esistono margini per un cambio verso.

Redazione IrpiniaPost

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