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‘Alberghi diffusi e turismo. Non sempre, non ovunque’

“Molti sindaci pensano che l’albergo diffuso nei borghi irpini sia il cavallo di battaglia per risolvere tutti i problemi dei paesi. Ma non è così”. Parola di uno che gestisce un albergo diffuso in un borgo, quello di Castelvetere. Una struttura unica in provincia, come certificato anche dall’Ept. Sola soletta in attesa del borgo di Quaglietta e di altri. Parola diAgostino Della Gattadunque, che martedì terràun convegno a Castelvetereper fare il punto sulle possibilità e sui limiti dell’ospitalità diffusa e sui piccoli paesi. “Ancora una volta è impossibile partire dai numeri sul turismo in Irpinia. Il motivo è semplice: non ci sono, il turismo non esiste. Il turismo è pernottamento, altrimenti parliamo di escursionismo”. Sono frasi che Della Gatta e molti altri ripetono da anni, ma che a volte stentano a inculcarsi in chi fa promozione nominando la parola “turismo” come un ritornello fastidioso. Sui numeri siamo fermi a quel misero 1,4% diffuso qualche tempo fa. 1,4% di pernottamenti negli alberghi rispetto alla quota regionale. Di sicuro la provincia di Avellino è fatta anche e soprattutto da agriturismi, affittacamere, bed and breakfast. Ma anche mettendo insieme questi dati, non si supera il 3% su base regionale. “In effetti– continua Della Gatta – ormai le strutture extralberghiere hanno una ricettività pari a quella degli hotel”. Mancano i numeri, si diceva. E quando ci sono è difficile calcolare i flussi. In questa provincia si fa prevalentemente escursionismo. “Quello delle cantine: qui arriva molta gente, difficile censirli perché il più delle volte i visitatori non pernottano. Poi i flussi religiosi. Si parla di 800mila a Materdomini e oltre un milione a Montevergine. Ma attenzione,sono pellegrini e non turisti. Poi c’è l’escursionismo naturalistico, penso al Laceno o al Partenio. E poco altro”. Per l’amministratore di Irpinia Turismo uno dei problemi principali è la promozione. “La Regione concentra tutte le attività su Napoli, Caserta e Costiera. Direi al 90%. Il Cilento riesce spesso a muoversi bene in autonomia”. Restano Avellino e Benevento, le cenerentole. Dove è vero che si sta puntando sul turismo religioso, ma è anche vero che i percorsi religiosi, secondo la strategia regionale, vengono concepiti un po’ su tutta la Campania. Eccezion fatta per il vino, che inizia ad essere promosso bene, l’Irpinia continua a non esserci nei grandi appuntamenti che contano: “Ricordo che all’ultima Bit di Milano c’era una sola fotografia dell’Irpinia, quella del Teatro Gesualdo“. Insomma, la prima conclusione sembra scontata. O aspettiamo la Regione, ma potremmo anche aspettarla per anni. Oppure iniziamo a muoverci in autonomia ma cercando di creare quella famosa “rete” che salta fuori in ogni convegno e in ogni ragionamento. Facile a dirsi, perché la sensazione è che i paesi si muovano in autonomia e senza rete. Da soli. Parlando di borghi, l’unico con albergo diffuso resta Castelvetere.Quaglietta, nel comune di Calabritto (foto a destra), è stato inaugurato ma attualmente non c’è un gestore e ovviamente un piano di gestione. Interventi di recupero e ristrutturazione importanti sono stati fatti recentemente aZungoli e Rocca San Felice. Altri aTrevico. Ognuno si muove secondo le proprie caratteristiche. Ma ognuno è un piccolo attrattore che non fa numeri sui pernottamenti. Di cosa si parlerà nel convegno? “Della normativa dell’albergo diffuso. Ricordiamo– chiude Agostino Della Gatta –che i regolamenti sono stringenti. In Campania ancora di più. E’ auspicabile che molti si attrezzino per sviluppare questa modalità di accoglienza. Ma ricordiamo a molti sindaci che l’albergo diffuso, secondo le norme che lo regolano, non si può fare sempre e ovunque”.

Redazione IrpiniaPost

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