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Apre il Maglificio 100Quindici Passi: ‘Camorristi jativenne’

Ieri gli spari,oggi le urla. Simboliche ma pur sempre urla quelle che si sono levate dal Maglificio 100Quindici Passi di Quindici. Nel pomeriggio l’affollatissima inaugurazione delle attività nell’opificio nato all’interno dell’ex villa-bunker dei Graziano, confiscata alla camorra e riportata a nuova vita da Libera con il sostegno di una fitta rete di associazioni e privati. “Quindicesi è il nome di un popolo generoso da non confondere con quello dei clan. Tutte le volte che sono venuto qui ho imparato dalla vostra quotidianità fatta di impegno e speranza”. Un Don Luigi Ciotti entusiasta: un fiume in piena che non ha risparmiato stoccate alla politica: “I governi e i parlamenti devono dare a magistratura e forze dell’ordine gli strumenti per contrastare veramente le mafie. Troppo facile l’ipocrisia del dire siamo con voi”. Ma il fondatore di Libera ha riservato anche parole chiare per chi il Maglificio lo gestirà:“Sappiate che non c’è bene confiscato in Italia dove loro (le mafie, ndr) non abbiano messo fuoco o sparato: mi sarei stupito se qui non lo avessero fatto. Ma qui c’è un di più a fare loro male perché si restituisce dignità attraverso il lavoro e investire in lavoro e scuola è la via di uscita dalla camorra. Non siete soli”. Ad ascoltare il suo incoraggiamento Pasqualino Capoluongo, presidente della cooperativa Oasiproject: “Siamo partiti nel 2005 con i primi atti di confisca del bene, oggi questo è un luogo completamente trasformato. Quello che ci hanno fatto ieri ci dà ancora più forza per andare avanti.Camorristi jativenne, ve lo diciamo nella nostra lingua“. In sala Francesco Iandolo, Marco Cillo e l’onorevole Valentina Paris, l’Agesci, Confcooperative, i tanti volontari che hanno tenuto in vita sin dal 2012 la struttura in attesa della festa odierna, una nutrita pattuglia di amministratori, parlamentari, la presidente del Consiglio regionale Rosetta D’Amelio, rappresentanti del sindacato, delle Forze dell’Ordine e della Chiesa come Don Tonino Palmese e il vescovo di Nola Beniamino Depalma che ha benedetto l’opificio affidandolo a Dio: “Lui è più potente dei progetti dell’uomo. Questa terra ha conosciuto pagine tristi e buie, ma non vuole essere più etichettato come il vallo della criminalità”. E ancora: l’ex preside del “D’Agostino”, Paolino Marotta, che portò nel 2011 i suoi studenti, primi a mettervi piede, nell’ex villa Graziano coinvolgendoli nel progetto di riconversione del bene confiscato al clan Graziano; il prefetto Carlo Sessa, il presidente della Camera di commercio Costantino Capone, l’imprenditore Silvio Sarno, la presidente della commissione regionale Antimafia Enza Amato, l’ex consigliere regionale Tonino Amato che a lungo ha seguito la vicenda del Maglificio 100Quindici Passi e lapresidente della commissione nazionale Antimafia Rosy Bindi. “L’episodio di ieri rafforza il significato di questa festa, è una sfida forte e provocatoria. Grazie a chi ha lavorato con forza e coraggio per far sì che ciò fosse possibile. Loro non vinceranno – ha commentato annunciando che il 6 novembre la commissione sarà di nuovo nel Vallo di Lauro: “Hanno richiesto la nostra presenza e noi verremo a fare una ricognizione sul territorio partendo dal dossier che ci ha consegnato Libera. Come Parlamento inoltre siamo impegnati in questi giorni per la revisione del sistema degli appalti e per velocizzare l’iter di affidamento e messa in uso di un patrimonio da 25 miliardi che può rappresentare in un periodo di crisi anche un’occasione di rilancio della nostra economia”. Il Maglificio è partito nella villa Nunziante Scibelli, nel primo bene confiscato alla camorra della provincia di Avellino. L’attende una strada in salita fatta di molto più che 100 Quindici Passi.

Redazione IrpiniaPost

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