54 lotti, con centinaia di metri quadrati per la sola ex Irisbus. E’ questal’area industriale ASI di Valle Ufita: una spianata di terreno tra i comuni di Flumeri e Frigento, per lungo tempo associata quasi esclusivamente alla fabbrica che produceva autobus per conto di Fiat. Gli addetti erano circa 700. Adesso alla Industria Italiana Autobus, rilevata dal Lingotto dopo la chiusura, sono rimasti in poco più di 300 e la produzione non è ancora ripartita: gli altri sono andati a casa grazie ai prepensionamenti oppure sono stati trasferiti altrove.Ogni giorno da due anni una decina tra operai e impiegati si presenta regolarmente ai cancelli per rispettare i turni della manutenzione esposti in bachecao ritirare gli stipendi. “Uno stabilimento di queste dimensioni va manutenuto in modo puntuale – spiegano all’ingresso – altrimenti ripartire diventa molto complicato. Guardi, quella era la mensa: fu una delle prime con il menù per celiaci”. Industria Italiana Autobus Irisbus significava lavoro in quel di Flumeri, oggi rappresenta un passato da riscattare. E ovviamente significava indotto, che si estendeva ben oltre i confini provinciali. Le aziende localizzate in Irpinia, quasi tutte tra Valle Ufita e Pianodardine, erano una ventina per un totale di circa 2000 addetti. Parliamo di indotto diretto, cioè di commesse affidate direttamente da Irisbus. “La metà di queste ha chiuso – spiegaGabriella Testa, una dei portavoce dell’indotto – le altre stanno andando avanti grazie alla cassa integrazione. Ha chiuso chi aveva in Irisbus l’unico committente dei lavori, come la Sguinzi di Pianodardine. Quando è arrivata la crisi, il proprietario ha preferito concentrare le risorse sull’altro suo stabilimento, nel Nord Italia. Noi della Siderstamp invece abbiamo tirato avanti nonostante la fabbrica del Lingotto rappresentasse il 50% del nostro fatturato”.Anche le Officine Leone hanno dovuto rimboccarsi le maniche quando Fiat ha abbandonato Flumeri: oggi i loro dipendenti a Valle Ufita sono circa 90 e l’azienda è in ripresa. Le nebbie che hanno a lungo avvolto il futuro della IIA a breve dovrebbero diradarsi:dopo l’ok di Invitalia al contratto di sviluppo, si attende ora la firma definitivaper riavviare la produzione. Sui tempi regna però ancora l’incertezza. Nei prossimi giorni il governatore De Luca e l’assessore alle Attività produttive Amedeo Lepore proveranno a fare luce anche su questo aspetto. Ma Valle Ufita non è solo ex Irisbus. Veduta Valle Ufita – Pasta Baronia E’ il quartier generale della regina per fatturato dell’agroalimentare irpino, la De Matteis spa, che produce Pasta Baronia (350 addetti). Due lotti e un piccolo indotto fatto di operatori della logistica sorti alla sua corte.La De Matteis ha consolidato negli anni la sua posizione mettendo in piedi progetti ambiziosi come la filiera Grano Armando: grazie a un patto tra agricoltori, stoccatori e pastificio, viene prodotto un grano duro 100% italiano, di alta qualità, trafilato al bronzo ed essiccato con tempi lunghi. L’azienda gode dei benefici di un’area, quella dell’Irpinia nord-orientale, fortemente vocata alla coltivazione di cereali, ma all’interno dell’ecosistema Armando sono ormai presenti diverse regioni italiane. Tutt’intorno a Pasta Baronia distese sconfinate di campi, agriturismi, depuratori, centrali elettriche, strade che avrebbero urgente bisogno di manutenzione. “L’area è in una posizione favorevole perché si inserisce lungo quel famoso corridoio VIII di cui da anni si parla e che dovrebbe collegare il Tirreno ai Balcani – riferisceGaetano Altieri della UILM–Ci sono progetti importanti in cantiere, come la piattaforma logistica e l’Alta Capacità, ma bisogna vedere se avranno la forza di realizzarli. La stazione Hirpinia è sicuramente una grossa opportunità per Valle Ufita perché significherebbe far viaggiare le merci su ferro e gomma”. Panorama Valle Ufita L’insediamento ufitano, nato grazie ai fondi della Cassa del Mezzogiorno, è un conglomerato di realtà molto differenti tra loro: contiene tutto e il contrario di tutto.Oltre al gigante della pasta sono andate insediandosi una serie di aziende di piccole dimensioni: salvo eccezioni che si contano sulle dita di una mano, si tratta di realtà da meno di venti dipendenti, molto spesso al di sotto delle dieci unità.Diversi i settori in cui operano: dal packaging per alimenti e prodotti farmaceutici alla realizzazione di termocamini (alla De Luca srl, circa 20 addetti); dalla tipografia alla lavanderia industriale. E ancora: elettrauto, diverse carpenterie (tra le quali Irpinia Serramenti), un’azienda che si occupa di fotovoltaico, un’altra di eolico, una sartoria, il deposito e le officine Air (circa 90 addetti), la Realbeef che opera nella macellazione con 80 dipendenti e occupa tre lotti; e la Mecnosud, una delle più grandi dell’area con una sessantina di lavoratori impegnati nella realizzazione di macchine per pizzeria, panificazione e pasticceria. Una decina di lotti liberi o occupati da aziende inattive. La vicinanza al torrente Ufita, e quindi di materia prima, ha inoltre favorito la presenza di diverse ditte che operano nel settore edile e del calcestruzzo, realizzando prefabbricati, recuperando rifiuti, lavorando marmi, sabbie, bitume, mosaici, pietre e granito. Valle Ufita – Asi – Patto Baronia Nascosto tra i capannoni c’è persino un edificio scolastico: è l’istituto comprensivo “Pascoli” di Frigento. Del resto non mancano le abitazioni private lungo la fondo Valle Ufita. Un cartello aggredito dalla ruggine(foto di copertina)sottolinea una cesura. Da una parte il grosso della “storica” area Asi, dall’altrai lotti interessati dal patto territoriale Baronia e dal conseguente contratto di programma stipulato tra il Consorzio “B.S.I. Baronia Sviluppo Impresa S.c.p.a.” e l’allora ministero delle Attività Produttive. Doveva portare alla realizzazione di società consorziate operanti nel settore agro-industriale. Un progetto da circa 60 milioni di euro che avrebbe dovuto incrementare gli occupati a Valle Ufita di oltre 400 unità. Dopo la firma, tra modifiche societarie e scandali, fallimenti (Via Lattea, ad esempio) e chiusure, l’insediamento stenta a decollare e inoltrandosi tra i capannoni più che la frenetica attività fa rumore il silenzio. “Ci sono realtà produttive in salute – spiega il sindaco di Flumeri Angelo Lanza – al di là della ex Irisbus. Certo, se ripartisse la produzione di autobus sarebbe tutta un’altra storia, ma è un’area industriale, quella di Valle Ufita, grande e vivace che non ha complessi di inferiorità nei confronti di Pianodardine”. Volendo essere ottimisti però il dato occupazionale la pone sullo stesso livello dellaNusco-Lioni (leggi qui), nonostante i molti lotti in più e la superficie nettamente maggiore. A meno di un chilometro di distanza, una guardìana dalle dimensioni importanti, ma sguarnita di vigilantes indica con chiarezza l’ingressonell’area Pip di Frigento in località Taverna di Annibale. Altra sequenza di capannoni incompleti o inutilizzati accanto ad aziende in piena attività come Lo Conte, MCF che lavora carni e Cerealitalia Industrie Dolciarie, che da sola fa un centinaio di dipendenti. Non molto distante nel Pip di Sturno altri lotti e altri opifici. Distese di campi a perdita d’occhio, uliveti e vigneti, masserie e capannoni con sullo sfondo le pale eoliche delle colline del Carmasciano.
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