Antonio Caggiano è il candidato di Liberi e Uguali alla Camera, collegio Ariano-Alta Irpinia. Giornalista di Mirabella Eclano, lavora nella comunicazione di RaiUno. Domenica prossima sarà a Sant’Angelo dei Lombardi in una delle prime tappe elettorali altirpine, ore 19.00 al centro di comunità. In una campagna difficile su cui però Caggiano proverà a giocare la sua partita. Caggiano, a sinistra possiamo quasi parlare di un derby. E da alcuni suoi avversari il messaggio agli elettori è stato lanciato più volte. “Il voto a sinistra è solo quello per Potere al Popolo“. Come risponde? Beh intanto ognuno dice quello che vuole, sia chiaro. Io dico che l’operazione Potere al Popolo parte da un quartiere di Napoli, dove si sta conducendo un’operazione anche interessante che coinvolge la popolazione. Ora stanno cercando di esportarla e ampliarla. Non so se questa seconda operazione riuscirà, nutro più di un dubbio. E questi dubbi da cosa derivano? Quello di Potere al Popolo sembra un approccio eccessivamente nostalgico. E anche vecchio, fuori dal tempo. Liberi e Uguali vuole essere una sinistra moderna, in grado di rappresentare le istanze di tutti e incidere in un modo o nell’altro nelle decisioni, nelle dinamiche parlamentari. Noi siamo e saremo presenti su più temi, ma a differenza di altri non diamo appellativi diversi a quella che è la questione principale: il lavoro. Il lavoro è semplicemente lavoro. E’ quello che dobbiamo difendere dal basso come nel settore pubblico, migliorando tempi e modalità dei pagamenti degli enti e di quelli delle imprese. Ripeto, siamo una sinistra che intende salvaguardare i diritti di tutti. Veniamo all’Irpinia. Quale crede sia stato il fatto più rilevante negli ultimi anni? C’è una miriade di argomenti che mi lasciano perplesso. La desertificazione dei paesi su tutti. Mancano i giovani, sui social vedo sempre di più gruppi di ragazzi che ci salutano dall’aereo. La loro fuga è spesso definitiva. E’ vero che si tratta di fenomeno delle aree interne in generale. Ed è vero, va collegata ad altre questioni, dal livello di disoccupazione italiano al nostro Pil. Ma è incredibile quello che è accaduto in provincia di Avellino. Le opportunità economiche ci sono state, anche la rappresentanza politica abbiamo avuto. E allora perché siamo ridotti così? In certi paesi, prendiamo proprio Sant’Angelo, l’andamento demografico è catastrofico. Il numero di abitanti a quello del Medioevo. Ed è questo Medioevo che dobbiamo combattere. Mi auguro si rinsavisca il 4 marzo. Ma intanto, e parliamo sempre del collegio in cui Lei è candidato, ci sono tre forze che si stanno contendendo la posizione più alta del podio. Come pensate di contrastarle? Guardi, prendo la questione da lontano. La mia candidatura non era in programma. Sono un indipendente. Ho un mio percorso di sinistra che ha le sue radici in Berlinguer e ora mi riconosco nelle parole di Piero Grasso. Mi ero avvicinato a questa coalizione soltanto per dare qualche consiglio. Poi mi è stata chiesta una disponibilità maggiore. Allora ho messo su carta i pro e i contro di una candidatura. La lista dei “contro” era decisamente più lunga. Alle fine le voci che circolavano sono state poi confermate. Le altre liste presentavano un nipote di De Mita, la moglie di Cusano e il figlio di Maraia. Mi sono detto “non è possibile“. Adesso voglio parlare e lo farò anche dopo il 5 marzo. Nella sinistra. Perché la sinistra è una, è qui, non ce n’è un’altra… La interrompo solo un attimo. Questa sinistra, specie in Irpinia, ha avuto dei momenti di tensione al suo interno proprio all’inizio del percorso di Liberi e Uguali… Francesco Todisco era presente all’inaugurazione delle sede ad Avellino. Come erano presenti tutti quelli che si riconoscono in Liberi e Uguali. Domenica saremo a Sant’Angelo con gli altri candidati, Cucciniello e Giordano. No, non c’è alcun problema adesso. Torniamo quindi al voto. Le chiedo in maniera schietta se un exploit, un bel risultato, sia davvero possibile nel collegio altirpino per Antonio Caggiano di Liberi e Uguali. Analisi e sondaggi si sprecano, io non mi esprimo. Credo però che la componente De Mita inciderà tanto. C’è chi lo ama e chi lo odia. E tanti nel Pd non lo amano per vari motivi. C’è un qualcosa di feudale in De Mita, ma io ho già detto di voler combattere il Medioevo. E intanto il Pd, più volte umiliato, non fa i conti coi mal di pancia al proprio interno e dei propri elettori. Ci sarà modo di spiegarlo, come ci sarà modo di affrontare temi e programma con le singole realtà. Poi vedremo il 5 marzo… comments
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