Si apriranno il 31 gennaio i festeggiamenti per l’antica tradizione della Candelora, la festa dell’incontro tra liturgie e tradizioni popolari e della Juta a Montevergine dei Femminielli devoti a Mamma Schiavona. Diversi gli appuntamenti che vedranno protagonista il comune di Ospedaletto d’Alpinolo, ormai da anni in prima fila nella lotta contro l’omofobia, e il Santuario di Montevergine, dove si concluderà il programma della Candelora 2019, rientrata negli eventi di rilevanza internazionale della regione Campania.
In occasione della “festa delle luci”, che nella tradizione religiosa ricorda la purificazione della Vergine Maria, l’amministrazione comunale del paese del torrone, venerdì 1 febbraio conferirà la cittadinanza onoraria a due personaggi di spicco della Candelora, l’interprete della tradizione popolare campana Marcello Colasurdo e l’ex parlamentare Vladimir Luxuria, da sempre devota alla Madonna di Montevergine e rappresentante della lotta ai diritti della comunità LGBT e all’uguaglianza, come ha ricordato l’assessore Nadine Sirignano, durante la conferenza di presentazione dell’evento: “quest’anno abbiamo voluto osare inserendo nel programma la cittadinanza onoraria a due persone molto vicine alla Candelora e alla comunità LGBT. Abbiamo avuto un riscontro positivo dalla comunità di Ospedaletto. Il dibattito andato in onda ieri su un’emittente nazionale e che ha visto protagonista proprio Luxuria, ha avvalorato ciò che abbiamo sempre sostenuto, cioè che il punto di riferimento è la conoscenza, per allontanare completamente la cattiva informazione che rende semplice il pregiudizio. Colasurdo si esibirà in concerto dopo il conferimento della cittadinanza onoraria e Luxuria sarà con noi anche sabato 2 febbraio, quando metteremo a disposizione un palco per le esibizioni spontanee delle paranze provenienti da ogni parte d’Italia, poi i festeggiamenti si sposteranno da Ospedaletto al Santuario di Montevergine”.
Il comune di Ospedaletto ha curato, come sempre, l’organizzazione della festa a valle, mettendo a disposizione anche delle navette per la salita al Santuario e agevolazioni per l’ingresso al Museo Abbaziale di Montevergine. Mentre l’aspetto liturgico non entra in contatto con la politica, sia da un punto di vista organizzativo che geografico, divisione che l’amministrazione ci tiene a sottolineare: “Ospedaletto è l’ultimo baluardo – ha proseguito Nadine -, è il paese che ospita i pellegrini prima del loro arrivo al monte, dove proseguono i festeggiamenti religiosi”.
Tra i punti in programma, anche il tavolo “Le tradizioni e il contemporaneo”, giovedì 31 gennaio presso il centro sociale di Ospedaletto. L’occasione per parlare della tradizione della Candelora, dei motivi per cui la comunità LGBT è profondamente legata al Santuario di Montevergine, al di là della leggenda che narra di due giovani omosessuali che si amavano, per questo legati ad un albero e salvati dalla morte da Mamma Schiavona. “Avremo l’onore di ospitare anche due professori dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e dell’Ateneo di Salerno, oltre al nostro consigliere Carlo Preziosi, dottore di ricerca in Antropologia con una tesi di dottorato proprio sulla Candelora e i femminielli”, ha concluso l’assessore.
Mentre il sindaco di Ospedaletto, Antonio Saggese, ribadendo la posizione in prima linea del suo paese nel rispetto di tutte le persone, ha affrontato anche il tema dell’immigrazione e dell’integrazione, “amministrare un comune non è occuparsi solo di scuole, viabilità e strutture, ma anche accendere i riflettori su temi che riguardano società e costumi del nostro tempo. Siamo impegnati su molti fronti, non solo sull’omofobia. Abbiamo una casa rifugio per le donne vittime di violenza, e per un periodo abbiamo avuto anche un centro d’accoglienza per i migranti. Ospedaletto è il paese dell’ospitalità e della sensibilità verso persone in difficoltà e la Candelora ci dà l’occasione per affrontare questi temi e lanciare un messaggio importante: siamo uomini, nasciamo uguali e abbiamo tutti gli stessi diritti, al di là del modo in cui scegliamo di vivere”.